La bellezza nella Parola

“In quei giorni, Saul si mosse e scese nel deserto di Zif, conducendo con sé tremila uomini scelti di Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif. Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco, Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno. Abisài disse a Davide: “Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo”. Ma Davide disse ad Abisài: “Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?”. Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.” (1 Sam 26,2.7-9.12)


L’insegnamento del Signore (“amate i vostri nemici” – Lc 6,35) ha sua corrispondenza nell’episodio biblico in cui Davide, ricercato per invidia dal re Sul che vuole ucciderlo, dà prova della sua clemenza salvandole la vita. Lo colgo nella grande tela (m. 3,34 x 2,36) di Pietro Antonio Magatti, pittore varesino del Settecento, in cui si rivelano alcuni dei caratteri tipici dell’arte barocca, come l’uso della luce innaturale che va ad illuminare i personaggi centrali. E’ un’opera unitaria ed aperta in quanto il quadro “esce” dai suoi confini, il tutto contribuendo metaforicamente ad allargare la scena.

L’opera rappresenta il momento in cui Davide avrebbe potuto uccidere il re addormentato con i suoi soldati. Interessante è notare che, per quanto la percezione visiva tenda a far leggere le opere da sinistra verso destra, qui è all’opposto (sia veda la Primavera di Botticelli), in cui l’autore coglie la dinamicità della scena dove Davide ferma il braccio di Abasai pronto a sferrare la spada sul re.

Nel racconto biblico si dice che venne portata via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo di Saul. Per esigenze d’impatto scenico, Magatti ha messo in primo piano la lancia del re appoggiata su un sasso, allontanandosi in questo dalla fonte biblica. Di tale licenza pittorica, fa parte anche un altro dettaglio dalla forte valenza simbolica. In primo piano, dietro alla lancia, a circa metà della sua lunghezza e quasi tangente ad essa, figura la corona di Saul, simbolo del suo potere. Essa sta in equilibrio instabile, come una moneta che ruota su sé stessa prima di cadere a terra. Quando arriverà il momento, allora la corona di Saul, che ha perso il favore del Signore per essersi rifiutato di sterminare gli Amaleciti e tutto ciò che apparteneva loro, sarà trasferita al giovane David, prescelto tra i figli di Iesse come nuovo re d’Israele.