“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto»”. (Lc 1,39-45)
A Sona (comune veronese a circa metà strada tra il capoluogo veneto ed il lago di Garda) c’è un bel dipinto (databile nel 1749) che illustra la scena evangelica, opera del veronese Stefano Sandri, in cui si nota l’influenza di Tiepolo, nella Chiesa parrocchiale (intitolata a questo evento). Siamo sulla soglia della casa di Zaccaria, il marito di Elisabetta, in un’opera centrata sulle due figure femminili: Elisabetta (che, nonostante l’età e la sterilità avrebbe concepito il figlio Giovanni) accoglie con grande delicatezza Maria, che qualche giorno prima aveva ricevuto l’annuncio dell’arcangelo Gabriele che le aveva preannunciato che sarebbe divenuta la Madre del Messia. La S. Vergine è colta in un atteggiamento ed ispirato nell’intonare il suo Magnificat che diventa l’inno dei fedeli che si affidano totalmente a Dio che opera grandi cose nella storia. E’ un momento solenne, anche se l’assenza del nimbo sulla testa delle due donne, ci presenta la loro dimensione umana, di madri ed il loro reciproco sguardo testimonia una solidarietà che arriva alla sorellanza. Ci sono poi i due sposi, posti in disparte, in penombra, la cui presenza contemporanea è impensabile nel racconto evangelica, ma che sono qui posti quasi a testimoni di questo incontro. Zaccaria è in alto, a destra, in silenzio (era rimasto muto per non aver creduto alla profezia annunciata dell’angelo) e Giuseppe, in basso, a sinistra, più in lontananza, ha accanto a sé uno dei simboli con cui viene raffigurato, cioè l’asino (in specie nella fuga in Egitto o nel percorso verso Betlemme). C’è infine un cagnolino a conferire un toco di intimità domestica.