La parola di Papa Francesco

All’Udienza generale di mercoledì 30 ottobre 2024, il Papa, continuando la catechesi sullo Spirito Santo, ha riflettuto sul sacramento della Cresima “per antonomasia, il sacramento dello Spirito Santo”, invitando a ravvivare questo dono, in occasione del prossimo Giubileo.

Egli ha messo in rilievo come l’azione santificatrice dello Spirito giunga a noi attraverso due canali: la Parola di Dio e i Sacramenti, ricordando come, nel Nuovo Testamento, si parli del rito dell’imposizione delle mani, per “comunicare visibilmente e in modo carismatico lo Spirito Santo, con effetti analoghi a quelli prodotti sugli Apostoli a Pentecoste”. (cfr. At 8,14-17)

San Paolo scrive: «È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (2 Cor 1,21-22). Lo Spirito Santo è il “sigillo regale” con cui “Cristo contrassegna le sue pecorelle è alla base della dottrina del ‘carattere indelebile’ conferito da questo rito.” Il rito dell’unzione, poi, si configurò come Sacramento a sé stante, con forme e riti diversi nel corso della storia della Chiesa. A tal riguardo il Catechismo degli adulti della Conferenza Episcopale Italiana dice: “la confermazione è per ogni fedele ciò che per tutta la Chiesa è stata la Pentecoste. […] Essa rafforza l’incorporazione battesimale a Cristo e alla Chiesa e la consacrazione alla missione profetica, regale e sacerdotale. Comunica l’abbondanza dei doni dello Spirito […]. Se dunque il battesimo è il sacramento della nascita, la cresima è il sacramento della crescita. Per ciò è anche il sacramento della testimonianza, perché questa è strettamente legata alla maturità dell’esistenza cristiana assai complessa.” (CEI, La verità vi farà liberi. Catechismo degli adulti. Libreria Editrice Vaticana 1995, p. 324)

Occorre far sì che “il Sacramento della Cresima non si riduca, in pratica, a una ‘estrema unzione’, cioè al sacramento della ‘dipartita’ dalla Chiesa”, come il “sacramento dell’addio”.  Bisogna “far sì che sia il sacramento dell’inizio di una partecipazione attiva alla vita della Chiesa.”

Potrebbe sembra difficile nella situazione di oggi, ma non si deve smettere di perseguirlo. “Non sarà così per tutti i cresimandi, ragazzi o adulti, ma è importante che lo sia almeno per alcuni che poi saranno gli animatori della comunità.” Per questo il Pontefice suggerisce che “nella preparazione al sacramento” offrano il loro aiuto “fedeli laici che hanno avuto un incontro personale con Cristo e hanno fatto una vera esperienza dello Spirito” proprio grazie alla Confermazione.

Ciò “non riguarda solo i futuri cresimandi” ma “tutti noi e in ogni momento”, avendo ricevuto con la confermazione e l’unzione, “anche la caparra dello Spirito che altrove chiama ‘le primizie dello Spirito’ (Rm 8,23)” da “spendere”, gustando queste primizie, non seppellendo “sotto terra i carismi e i talenti ricevuti.”

Questo sarà “un bel traguardo per l’anno giubilare! Rimuovere la cenere dell’abitudine e del disimpegno, diventare, come i tedofori alle Olimpiadi, portatori della fiamma dello Spirito. Che lo Spirito ci aiuti a muovere qualche passo in questa direzione!”

Chiediamoci:

  • Faccio memoria grata del sacramento della cresima che ho ricevuto?
  • Ne faccio memoria nell’anniversario?
  • Rifletto sulla Confermazione come il “sigillo regale” con cui Cristo contrassegna le sue pecorelle?
  • Cosa possa fare perché, nella mia comunità cristiana, la cresima sia sentita come il sacramento della crescita?
  • Mi impegno a far sì che la Cresima non si riduca ad una ‘estrema unzione’, cioè al sacramento della ‘dipartita’ dalla Chiesa?
  • Capisco che se non la sarà per tutti i cresimandi è importante che lo sia almeno per alcuni che poi saranno gli animatori della comunità?
  • Mi rendo disponibile per aiutare i cresimandi nella preparazione al sacramento?
  • Comprendo di aver ricevuto la caparra dello Spirito per diventare, come i tedofori alle Olimpiadi, portatori della fiamma dello Spirito?