La bellezza nella Parola

“E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.” (Mc 10, 46-52).

La scena evangelica è riproposta nella tela di Nicolas Poussin, pittore francese del XVII secolo (1650, Museo del Louvre, Parigi) pittore e filosofo. In uno splendido paesaggio classicheggiante, segnato da una forte luminosità, il cieco Bartimeo a Gerico è ritratto al centro della scena, mentre, inginocchiato davanti a Gesù, viene guarito dal Maestro.

Tutti i presenti rivelano preoccupazione e imbarazzo, specie l’uomo in rosaceo che solleva le mani scandalizzato, per far capire che il cieco deve calmarsi: deve tacere e smettere di gridare a Gesù. Poussin, inoltre, ritrae al centro della scena, tra la folla, un uomo che si china buffamente quasi per sincerarsi che il miracolato sia proprio lui, il figlio di Timeo, il cieco.

Cristo che, solitamente, è restio a farsi conoscere, sembra dare via libera alla rivelazione della sua identità, sottolineando la verità di ciò che Bartimeo gridava (Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!) richiamando quel titolo, che indicava Salomone, venerato dalla tradizione giudaica come taumaturgo ed esorcista, ed era applicato anche al Messia, quale taumaturgo per eccellenza.

Per questo Poussin fa compiere a Gesù un gesto strano: più che toccare l’occhio del cieco, più che imporgli la mano è come se lo tenesse lontano scrutandolo con uno sguardo indagatore: che cosa vuoi che io ti faccia? Cioè: quali sono le tue attese?

Il cieco, che per andare verso Gesù aveva gettato via il mantello, risponde dandogli il titolo di Rabbunì, forma superlativa di Rabbì, un titolo solenne che l’ebreo dava a Dio stesso, Maestro per eccellenza. Il mantello è simbolo della vita della persona che lo indossa, tanto che, in caso di debito, la legge proibiva di tenerlo in pegno. Il cieco, gettando via il mantello, gettando via cioè la sua vita, la sua mentalità, dimostrava di accogliere pienamente la novità della Parola e della proposta di Gesù. Egli lo riconosce nella sua identità più profonda di Signore.