La parola di Papa Francesco

Mercoledì 2 ottobre 2024 non si è tenuta la consueta udienza generale, perché il Papa ha presieduto in piazza San Pietro la S. Messa di apertura della seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità.

Come già per Siria, RD Congo e Sud Sudan, Libano, Afghanistan, Ucraina e Terra Santa dal 2013 al 2023, mentre “i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni”, il Papa ha chiamato, per lunedì 7 ottobre, primo anniversario dell’attacco terroristico di Hamas a Israele, alle “armi” del digiuno e della preghiera (che la Chiesa indica come potenti) i credenti nel mondo per implorare da Dio il dono della pace in un mondo sull’orlo dell’abisso. Così pure ha invitato domenica 6 ottobre a Santa Maria Maggiore a recitare il Rosario e pregare la Madonna, chiedendo la partecipazione di tutti i membri del Sinodo.

Nella memoria liturgica dei Santi Angeli Custodi, il Papa ha preso spunto da tre immagini per la riflessione: la voce, il rifugio e il bambino. Come “nel cammino verso la Terra promessa, Dio raccomanda al popolo di ascoltare la ‘voce dell’angelo’ che Lui ha mandato”, così deve avvenire nel cammino del Sinodo, “in cui il Signore mette nelle nostre mani la storia, i sogni e le speranze di un grande Popolo” per “comprendere quale via percorrere per giungere là dove Lui ci vuole portare.”  

Per questo, per discernere la volontà di Dio, occorre accostarsi “con rispetto e attenzione, nella preghiera e alla luce” delle Scritture, “a tutti i contributi raccolti in questi tre anni di lavoro intenso, di condivisione, di confronto e di paziente sforzo di purificazione della mente e del cuore”. Citando il card. Renato Corti, Francesco ha invitato, “con l’aiuto dello Spirito Santo”, ad “ascoltare e comprendere” idee, attese e proposte “per discernere insieme la voce di Dio che parla alla Chiesa”.

Ora il Sinodo “non è un’assemblea parlamentare, ma un luogo di ascolto nella comunione”, nella “carità dello Spirito”, come scriveva san Gregorio Magno (cfr Omelie sui Vangeli, XXXIV). E’ necessario, perciò, liberarsi “da quello che, in noi e tra noi, può impedire alla ‘carità dello Spirito’ di creare armonia nella diversità”. Chi presume e pretende di avere l’esclusiva non sente la voce del Signore. “Ogni parola invece va accolta con gratitudine e semplicità, per farsi eco di ciò che Dio ha donato a beneficio dei fratelli,” non trasformando i contributi in puntigli da difendere, ma offrendoli “come doni da condividere, pronti anche a sacrificare ciò che è particolare, se ciò può servire a far nascere insieme qualcosa di nuovo secondo il progetto di Dio.”  Il rischio è quello di un dialogo tra sordi, dove ciascuno cerca di “tirare acqua al proprio mulino” senza ascoltare gli altri e la voce del Signore: solo Lui ha le soluzioni ai problemi da affrontare. “Mettiamoci dunque in ascolto della voce di Dio e del suo angelo, se davvero vogliamo procedere sicuri nel nostro cammino al di là dei limiti e delle difficoltà”.

La seconda immagine è quella del rifugio ed il simbolo è quello delle ali che custodiscono (“sotto le sue ali troverai rifugio” – Sal 91,4), ma è anche un modello da seguire. Nel Sinodo, la presenza di “persone forti, preparate”, che possono offrire “riflessioni e intuizioni geniali”, è “ricchezza” che “stimola”, induce “a pensare in modo più aperto e ad andare avanti con decisione”, e “aiuta a rimanere saldi nella fede anche di fronte a sfide e difficoltà”.  Occorre allora avere “il cuore aperto, il cuore in dialogo”, per “aprirsi” ed “offrirsi gli uni agli altri come abbraccio accogliente e luogo di riparo”. Sarà così ”una casa […] di fratelli, un’officina d’intensa attività, un cenacolo di ardente spiritualità.” (San Paolo VI) Nell’assemblea sinodale ciascuno potrà “sentirsi libero di esprimersi tanto più spontaneamente e liberamente, quanto più percepirà attorno a sé la presenza di amici che gli vogliono bene e che rispettano, apprezzano e desiderano ascoltare ciò che ha da dire”. E’ l’indole della Chiesa, quella di “abbracciare, proteggere e prendersi cura”, non una “tecnica di ‘facilitazione’”. Infatti la Chiesa è luogo ospitale di raccolta, dove “la carità collegiale – diceva ancora san Paolo VI – esige una perfetta armonia, da cui risulta la sua forza morale, la sua bellezza spirituale, la sua esemplarità.” E poi “quello che importa, quello che è fondamentale è l’armonia”, che può generare solo lo Spirito Santo, che “è il maestro dell’armonia, che con tante differenze è capace di creare una sola voce, ma con tante voci diverse” che fa sì che nella Chiesa “ciascuno si senta accolto come figlio in braccio a sua madre e come bimbo sollevato alla guancia dal padre.”

Poi la terza immagine, quella del bambino che è Gesù stesso, nel Vangelo, a “metterlo nel mezzo”, a “mostrarlo ai discepoli, invitandoli a convertirsi e a farsi piccoli come lui.” Il Sinodo, per la sua importanza, “in un certo senso ci chiede di essere ‘grandi’ – nella mente, nel cuore, nelle vedute –, perché sono ‘grandi’ e delicate le questioni da trattare, e ampi, universali gli scenari entro cui esse si collocano.”  Ma è necessario ricordarsi che “l’unica via per essere ‘all’altezza’ del compito che ci è affidato, è quella di abbassarci, di farci piccoli e di accoglierci a vicenda come tali, con umiltà”, perché “il più alto nella Chiesa è quello che si abbassa di più”. E’ proprio facendosi piccolo che Dio ci “dimostra – diceva Benedetto XVI – che cosa sia la vera grandezza, anzi, che cosa voglia dire essere Dio.”

Chiediamoci:

  • Accogliendo l’invito del Papa, prego ed offro i miei sacrifici per la pace nelle tante terre sconvolte dalla violenza e dalla guerra?
  • So mettermi in ascolto della “voce dell’angelo”?
  • Prego il buon andamento dell’assemblea sinodale?
  • So ascoltare e comprendere le idee, le attese e le proposte per discernere insieme la voce di Dio che parla alla Chiesa?
  • Bado a non trasformare i miei contributi in puntigli da difendere o agende da imporre?
  • Sono pronto anche a sacrificare ciò che è particolare se ciò può servire a far nascere insieme qualcosa di nuovo secondo il progetto di Dio? 
  • Ho uncuore aperto, un cuore in dialogo, per aprirmi ed offrirmi al prossimo?
  • Penso alla Chiesa come un luogo ospitale, accogliente?
  • Capisco la necessità di abbassarci, di farci piccoli e di accoglierci a vicenda con umiltà?