La bellezza nella Parola

“In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».” (Mc 7,1-8)

Dopo la partentesi con la lettura del cap 6 di Giovanni (sul pane di vita) nella liturgia domenicale riprende la “lectio continua” dell’evangelista Marco con una delle tante dispute tra Gesù ed i farisei

La colgo nell’opera di James Tissot, pittore ed incisore francese del XIX secolo che negli ultimi anni della vita si lasciò fortemente ispirare dalla Bibbia, andando in Palestina e realizzando centinaia di stampe ed illustrazioni relative ad episodi del Nuovo Testamento.

Tra questa c’è quella relativa al vangelo domenicale: è un’immagine fortemente didascalica raffigurante il momento in cui Gesù apostrofa i farisei. E’ tutta giocata sulla tecnica della contrapposizione. Gesù indossa una vesta bianca, i farisei una veste scura. Il maestro con i suoi discepoli è in piedi, gli altri sono seduti, l’uno fuori del perimetro del colonnato, gli altri all’interno. Così a destra gli uomini sono in piedi, seduti quelli a sinistra

Non c’è dialogo. Infatti scribi e farisei sono seduti con un atteggiamento di indifferenza, trascurando ciò che il Maestro dice (che invece li sta guardando con la mano stesa verso di loro).

Ancora si nota il rapporto ombra – luce, andando a notare la successione di colonne (il peristilio) dalla prima all’ultima: quanto più ci si allontana quanto più le colonne diventano luminose. La luce è anche simbolicamente fuori del tempio e non dentro.

Con la loro insistenza su precetti umani  essi hanno oscurato l’originaria semplicità della Legge, rendendo incomprensibile la volontà divina, che non riguarda piatti e bicchieri, ma uomini e  donne nel loro rapporto con Dio.