“Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».” (Mc 4,35-40)
Rifletto sull’episodio evangelico attraverso all’opera del grande Rembrandt Harmenszoon van Rijn. Purtroppo l’opera (data 1633) non è ora ammirabile dal vivo in quanto è stata oggetto di un furto all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (dove era custodita) nel 1990.
La scena è di grande intensità dove si vede lo stile pittorico del primo Rembrandt attraverso la cura dei minimi dettagli e le diverse espressioni dei discepoli, che, sconvolti e in preda al panico, lottano contro una tempesta improvvisa rischiando di finire sugli scogli in primo piano. La pennellata lucida ed i colori forti, intensi e vivaci, riescono a rendere evidente la forza delle onde e della tempesta, attraverso un gioco di luci e di ombre che sembrano guerreggiare tra loro, mettendo a confronto la forza della natura con la fragilità umana, sia fisica che spirituale.
Spettacolare è il contrasto tra l’oscurità e la luce del mare di Galilea agitato e l’incipiente oscurarsi del cielo. Sulla barca, fortemente inclinata per la forza del mare agitato, ci sono due gruppi: un primo, in alto, di discepoli intenti a governare la barca sballottata dalle onde e l’altro, in basso, con gli altri che svegliano il Maestro che dormiva tranquillo. Accanto il timoniere che sembra più tranquillo perché è accanto a Gesù e sa di potersi fidare della sua forza.
Ci catturano gli sguardi dei discepoli, pieni di paura che suscitano empatia nello spettatore, come quello che si arrende alla forza del mare e vomita sporgendosi dal fianco della barca, o l’altro, con lo sguardo rivolto direttamente verso chi guarda, cercando di riprendere l’equilibrio, mentre si aggrappa ad una fune trattenendo il berretto.
Ora siamo tutti su questa barca; accettiamo di salirci e proviamo a sentire come quei discepoli le nostre insicurezze e paure. Chiediamo al Signore di salvarci, insieme, come quel cerchio di apostoli che Rembrandt raffigura attorno a Gesù, in preghiera.