Mercoledì 1 maggio 2024, all’udienza generale, il Papa ha parlato della fede, “l’unica virtù che ci è concesso di invidiare”, perché “innesca” la grazia in noi e “dischiude la mente al mistero di Dio”.
E’ una delle tre virtù teologali (con la speranza e la carità), su cui si era soffermato nella precedente catechesi, che si chiamano così perché “le si può vivere solo grazie al dono di Dio” che “fa alla nostra capacità morale. Esse danno occhi che vedono nel buio, un cuore che ama quando non si è amati, una speranza contro tutto.” Ora la fede non si contrappone alla ragione ma “è la virtù che fa il cristiano. Perché essere cristiani non è anzitutto accettare una cultura, con i valori che l’accompagnano, ma essere cristiano è accogliere e custodire un legame, un legame con Dio: io e Dio; la mia persona e il volto amabile di Gesù. Questo legame è quello che ci fa cristiani.”
La fede, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica “è l’atto con cui l’essere umano si abbandona liberamente a Dio” (n. 1814). Si pensi a grandi figure bibliche come Abramo, che lascia “il noto per l’ignoto”, partendo “come se vedesse l’invisibile”. E’ perciò un grande padre della fede che lo ha reso fecondo, capace anche di offrire a Dio suo figlio Isacco, risparmiato all’ultimo dal sacrificio.
Così Mosè, che “accogliendo la voce di Dio anche quando più di un dubbio poteva scuoterlo, continuò a restare saldo e a fidarsi del Signore”. Così la Vergine Maria che con il suo sì, “con il cuore pieno di fiducia in Dio, (…) parte per una strada di cui non conosce né il tracciato né i pericoli.”
La grande nemica della fede è la paura, non l’intelligenza, né la ragione. Nel Vangelo quando gli apostoli in mezzo alla tempesta vedono Gesù dormire Gesù dice: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Ecco perché “la fede è il primo dono da accogliere nella vita cristiana: un dono che va accolto e chiesto quotidianamente, perché si rinnovi in noi.” E’ il dono essenziale.
La fede è ciò che chiede la Chiesa di Dio ai genitori quando intendono battezzare il proprio bambino. “Con essa un genitore sa che, pur in mezzo alle prove della vita, suo figlio non annegherà nella paura. Ecco, il nemico è la paura. Sa anche che, quando cesserà di avere un genitore su questa terra, continuerà ad avere un Dio Padre nei cieli, che non lo abbandonerà mai. Il nostro amore è così fragile, solo l’amore di Dio vince la morte”.
Certo, la fede non è di tutti (cfr 2 Ts 3,2), e forse “ci accorgiamo di averne solo una piccola scorta”, per cui Gesù ci può rimproverare di essere “uomini di poca fede”. E’ però “il dono più felice, l’unica virtù che ci è concesso di invidiare. Perché chi ha fede è abitato da una forza che non è solo umana; infatti, la fede ‘innesca’ la grazia in noi e dischiude la mente al mistero di Dio”. Basterebbe (come ci insegna Cristo) avere fede quanto un granello di senape. Per questo occorre chiedere al Signore di aumentare la nostra fede.
Chiediamoci:
- Prego per avere il dono di Dio di vivere le tre virtù teologali?
- Guardo alla fede non contrapposta alla ragione ma come l’atto con cui mi abbandono liberamente a Dio?
- Capisco che la fede è la virtù che fa il cristiano accogliendo e custodendo un legame, un legame con Dio?
- Accolgo nella fede la voce di Dio restando saldo e fidandomi del Signore?
- Guardo alla fede come un dono che va accolto e chiesto quotidianamente, perché si rinnovi in noi?
- Mi accorgo di avere solo una piccola scorta e di essere un uomo di poco fede?
- Chiedo al Signore che aumenti la mia fede?