“In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.” (Mc 1, 40-45)
A portarci sulla scena del miracolo che Gesù compie, mostrando tutta la sua misericordia, è l’opera di Francesco Morandini detto Pioppi, pittore della seconda metà del ‘500 in una grande tela (m.3,00 x 2,80) conservata nella Cappella Salviati della Chiesa di San Marco a Firenze.
Pioppi fu allievo di Giorgio Vasari e a Palazzo Vecchio a Firenze rivelò la sua vena di illustratore elegante e fantasioso negli affreschi con uno stile, dalla pennellata sicura e dal particolare uso del colore: colori cangianti su incarnati chiarissimi, soprattutto nei soggetti femminili, con delicate sfumature che danno corpo ai volumi attraverso una piena padronanza dei giochi di ombre e luci. Siamo di fronte ad un quadro che riassume in sé le caratteristiche di un pieno rinascimento, a partire dallo sfondo con architettura classiche (che richiama altre opere dell’epoca).
Qui si vede qui ritraendo il lebbroso ormai guarito, senza più alcuna traccia di lebbra ai piedi di Gesù, per ringraziarlo.
Gesù appare al centro della scena in una figura scultorea (con i classici attributi iconografici), con una mano rivolta verso il lebbroso ormai guarito. Lo stupore è visibile nei personaggi apparsi sulla scena, come in Pietro (a fianco di Gesù), personaggi che (secondo una tipica composizione rinascimentale) sono perfettamente delineati con una luce adeguata per essere identificabili (a differenza di ciò che accade nel barocco) e posti su tre livelli. Nel livello inferiore due gruppi: la donna (splendidamente vestita) con il bambino in braccio ed il gruppo scultoreo maschile a destra. Nel piano centrale c’è Gesù con il lebbroso, i discepoli ed altre persone, il terzo piano in alto con lo sfondo architettonico e i due angioletti uno dei quali porta dei rami di rose e l’altro il cartiglio latino che esprime la volontà di Gesù (voglio guarire). Da notare la presenza della firma di Poppi (le tre P intrecciate) sigla inequivocabilmente l’autografia della tela.
Gesù, guarendo il lebbroso manifesta la bontà di Dio che non toglie il suo sguardo da nessuno, nemmeno dal più grande peccatore: niente è impossibile a Dio, se l’uomo è aperto alla sua grazia e alla sua misericordia.