Il presepe di Greccio, scuola di sobrietà e di gioia: è stato questo il tema dell’Udienza generale di mercoledì 20 dicembre 2023. Il Papa, rifacendosi all’origine del presepio vivente di Greccio 800 anni fa, ha messo in guardia dalla tentazione di anteporre le cose alle persone, alle relazioni, invitando a contemplare il mistero del Natale. L’intenzione del poverello di Assisi era quella di “rappresentare il Bambino nato a Betlemme (scrive il suo biografo Tommaso da Celano), e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello.” (Vita prima, XXX, 84: FF 468). Voleva essere “una nuova Betlemme” dove risplende la semplicità evangelica; non una bella opera d’arte, ma una che sia capace di “suscitare, attraverso il presepe, lo stupore per l’estrema umiltà del Signore, per i disagi che ha patito, per amore nostro, nella povera grotta di Betlemme”. Così i cristiani dovrebbero vivere il tempo del Natale con l’atteggiamento religioso dello stupore. “Se io davanti ai misteri non arrivo a questo stupore, la mia fede è semplicemente superficiale; una fede da informatica”.
Il presepe è una scuola di sobrietà, aiutandoci a superare il rischio (oggi molto presente) “di smarrire ciò che conta nella vita.” Per questo il Pontefice ha messo in guardia dal consumismo che corrode il significato del Natale. Se è una buona cosa l’intenzione di fare dei regali, bisogna stare attenti dalla “frenesia di andare a fare le spese”, che “attira l’attenzione da un’altra parte”, dimenticando la sobrietà del Natale. “Guardiamo il presepio: quello stupore davanti al presepio. A volte non c’è spazio interiore per lo stupore, ma soltanto per organizzare le feste, per fare le feste.”
Il presepe ci riporta “a ciò che conta: a Dio che viene ad abitare in mezzo a noi. Per questo è importante guardare il presepe”, che ci fa vedere anche “le relazioni sociali di Gesù in quel momento, la famiglia Giuseppe e Maria, e le persone care, pastori. Le persone prima delle cose. E tante volte noi mettiamo le cose prima delle persone.” Inoltre ci parla anche di gioia, “perché la gioia è una cosa differente dal divertimento”, che pure “non è una cosa cattiva se si fa sulle strade buone, (…) ma la gioia è più profonda ancora, più umana. A volte c’è la tentazione di divertirsi senza gioia, (…) divertirsi facendo rumore. È un po’ la figura del pagliaccio, che ride, ride, fa ridere, ma il cuore è triste.” Essa “è la radice di un buon divertimento per Natale.” E’ la sobrietà, lo stupore che alla vera gioia, non quella artificiale che non nasce “dall’avere portato a casa dei regali o dall’aver vissuto celebrazioni fastose” ma “quando si tocca con mano la vicinanza di Gesù, la tenerezza di Dio, che non lascia soli, ma con-sola. Vicinanza, tenerezza e compassione, così sono i tre atteggiamenti di Dio. E guardando il presepio, pregando davanti al presepio, noi potremo sentire queste cose del Signore che ci aiutano nella vita di ogni giorno.”
Per questo Francesco ha incoraggiato a guardare al presepe come ad “un piccolo pozzo dal quale attingere la vicinanza di Dio, sorgente della speranza e della gioia. Il presepe è come un Vangelo vivo, un Vangelo domestico”, come “il luogo dell’incontro, dove portare a Gesù, come hanno fatto i pastori di Betlemme e la gente di Greccio, le attese e le preoccupazioni della vita. Portare a Gesù le attese e le preoccupazioni della vita.” Allora proveremo anche noi “una gioia grandissima” (Mt 2,10), quella che viene dalla contemplazione, dallo stupore.
Chiediamoci:
- Lascio che il presepe susciti in me lo stupore per l’estrema umiltà del Signore?
- Corro il rischio che la mia fede sia superficiale, da informatica?
- Imparo dal presepe la via della sobrietà?
- Sto attento al consumismo che corrode il significato del Natale?
- Imparo dal presepe a non mettere le cose pima delle persone?
- Rifletto sull’importanza della gioia che nasce dalla sobrietà e che è differente dal divertimento?
- Penso, guardando al presepe, ai tre atteggiamento di Dio: vicinanza, tenerezza e compassione?