“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. (Mt. 25,14-18)
Sorprende sempre Georges de La Tour per la sua capacità di usare la luce nelle sue opere. In lui, esponente di rilievo del barocco francese emerge la grande maestria nel controllo delle fonti di luce, una delle sue caratteristiche salienti, le cui opere sono spesso ambientate in interni, illuminati da una semplice candela, modo assai praticato nei primi decenni del XVII secolo in Italia, diffusosi poi in Europa. In una scena affollata, De La Tour coglie il momento in cui il creditore, raffigurato in piedi sulla sinistra dell’opera, regola i conti con i propri debitori, riecheggiando la scena della parabola evangelica in cui il padrone in partenza distribuisce i suoi averi ai suoi tre servi. E lo fa con l’espediente dell’illuminazione a lume di candela, che non solo illumina la scena, ma aiuta a focalizzare l’attenzione sul passaggio dei denari. Ma ancora una volta sono le mani, il registro e i denari a essere in primo piano; infatti, tutti i personaggi sono intenti e attenti alla corretta contabilizzazione del dare e dell’avere. E la candela, inclinata come il corpo dell’uomo che la sostiene, in secondo piano, gioca un ruolo fondamentale nell’interpretazione dell’opera, che trova il suo cardine proprio in tale punto. Tanto è attivo il dare quanto è attivo il ricevere. O almeno dovrebbe essere così. E per comprenderlo dobbiamo soffermarci nella lettura della parabola del Vangelo di Matteo dove il padrone, o meglio, il Signore, torna a chiedere ai servi/discepoli quanto hanno fatto fruttare i talenti che avevano ricevuto secondo le loro capacità.
Un solo talento, però, non era poco, anche se, rispetto a quelli affidati agli altri servi, poteva sembrarlo: equivaleva a circa seimila denari, ovvero il salario di altrettante giornate lavorative, quindi molto. Nell’opera di Georges de La Tour però si coglie la speranza, la fiducia, proprio nella fiamma della candela che vibra e si allunga verso l’alto. L’espediente, dunque, del lume di candela, non viene utilizzato solo per illuminare parzialmente l’opera, ma diviene simbolo della vigilanza e della trepidazione dell’anima che anela a Dio.