“La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».” Mt 14,24-27
Mi fermo a contemplare la scena evangelica descritta da Matteo con l’opera di Giovanni Battista Caliari (pittore veronese della prima metà del XIX secolo), conservata a San Martino Buon Albergo.
Sotto un cielo plumbeo con il mare in burrasca otto apostoli, assiepati su una barca (dalle dimensioni e proporzioni estremamente piccole) assistono esterrefatti al salvataggio dai flutti di Pietro da parte di Gesù. Egli si trova nella parte destra della tela, mentre afferra con la destra il braccio dell’apostolo e con l’altra lo ammonisce, invitando a guardare in Alto, al Cielo. “Duc in altum ! Prendi il largo!”, gli aveva detto qualche tempo prima sulle rive di quel lago, invitandolo ad aver fiducia in Dio. Pietro allora si aggrappa con la sinistra ad un lembo del mantello del soccorritore con uno sguardo più attonito per la straordinarietà di quanto stava vivendo che spaventato. Gli altri apostoli sulla barca hanno reazioni diverse, dallo sgomento alla paura, dalla preoccupazione al timore, all’affidarsi nella preghiera, come Giacomo, ritratto con le mani unite in un gesto orante. Il mare, con le onde increspate dal forte vento è simbolo dell’opposizione continua che Dio e il suo amore incontrano nel mondo, rappresentando tutte le forze del male, mentre la barca entro cui stanno i discepoli simboleggia la comunità ecclesiale attaccata dalle forze avverse, che può trovarsi nel pericolo e nell’incertezza, ma rimane salda con l’aiuto del Signore.
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