“Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. (Mt 13,3-9)
A commento del testo evangelico propongo l’opera di Vincent Van Gogh (figlio di un pastore protestante e lui stesso predicatore), un olio su tela attualmente conservato nel Kröller Müller Museum di Otterlo (Paesi Bassi). L’opera fu realizzata nel giugno 1888 in Provenza, dove si era recato alla ricerca di una luce più forte e di toni più accesi. Infatti, il dipinto è proprio il tentativo di realizzare un’immagine che parlasse “un linguaggio simbolico per mezzo solo del colore” (come scrisse lui stesso).
La scena si svolge in un paesaggio agreste, dove compare il Seminatore, vestito con pantaloni e camicia blu, che procede con passo deciso sul terreno, mentre con il braccio sinistro tiene a tracolla un sacchetto di semi (con lo stesso colore oro del cielo) e con la destra, compiendo un ampio gesto, sparge i semi di cui si nutrono anche i gabbiani o i corvi. In alto, al centro, il sole che con la sua luce immerge tutto lo sfondo del cielo in un giallo intenso e carico.
Il Seminatore procede a testa alta, incrollabile, solo, ma non domo. C’è vitalità piena nel gesto della mano, nella gamba avanzata, nel viso fermo. C’è un movimento che va oltre il vuoto stesso che porta oltre la solitudine e l’abbandono, che permette di assorbire la luce del sole. Che permette di trasformare il vuoto e il caos in potenze creative. Gli abiti del seminatore hanno gli stessi toni della natura che lo circonda, con un’implicita identificazione; egli non è, però, al centro del dipinto, che è invece occupato dalla visione della sfera del sole, quasi accecante.
Van Gogh, nel suo dipinto, con la potenza dell’immagine, ci aiuta a vedere lo stile di Dio, in un’immagine che profuma di Vangelo, rimanda a quel seminatore – Dio – che esce a seminare senza fare scelta preventiva del terreno, come un contadino che sfida l’impermeabilità dell’asfalto, la stretta soffocante delle spine, la durezza delle pietre. Ci ricorda il suo gesto gratuito, la sua pazienza nell’attendere che il seme cresca, il rischio dello spreco che egli assume.
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