“In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.” (Mc.13,24-25)
C’è una sorta di antropomorfizzazione nella splendida miniatura di Cristoforo de Predis (1440-1486), uno tra i più valenti miniatori italiani del ‘400, in una famiglia di artisti. In quella che illustra il brano evangelico in un Codice prezioso, conservato presso la Biblioteca reale di Torino, il sole (con un viso maschile) e la luna (femminile) sono rappresentati mentre sembrano vogliano cadere sulla terra, in una progressiva diminuzione della luce nei due astri che si stanno spegnendo (uno più scuro dell’altro…), in un paesaggio desertificato, senza alcuna presenza umana.
Alcuni aspetti sono tra loro contrapposti. Il primo, più evidente è quello tra una terra diventata universalmente bruna, secca senza segni di vita ed il cielo, che pur mantenendo il colore azzurro, vede le stelle che stanno cadendo, colte nella discesa attraverso alcune scie luminose. Un’idea quella della discesa che ben si rifà all’idea della morte e che ha un suo coinvolgimento generalizzato. Non c’è una lettura scientifica dell’immagine, ma simbolica.
Un testo escatologico, dove, insieme allo sconvolgimento del cosmo, viene prospettata la finale vittoria del Messia, inviato da Dio.
“E il cuore quando d’un ultimo battito/ avrà fatto cadere il muro d’ombra/ per condurmi, Madre, sino al Signore,/ come una volta mi darai la mano.” (Giuseppe Ungaretti)
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