“Questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. (…) Nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”. (Mc 12, 43-44)
L’episodio, descritto nel vangelo, fa parte della decorazione musiva nella Chiesa di S. Apollinare nuovo a Ravenna (databile tra il 493 ed il 526). Si trova nella fascia più alta della parete sinistra, guardando l’altare, dove, alternati a pannelli adorni di un padiglione a forma di conchiglia, si susseguono 13 riquadri che, a cominciare dal fondo, illustrano la vita pubblica del Cristo.
Nella decorazione musiva compare innanzitutto alla sinistra la Vedova con indosso una veste nocciola venata di porpora, che, in posizione contrapposta a quella di Gesù, sta deponendo un obolo in un’alta cassetta. Si tratta di un lepton che corrisponde al prutot, la più piccola moneta, in termini di valore, esistente al tempo.
Il Signore, imberbe, è al centro, in posizione frontale, vestito di una tunica e di un pallio color porpora e con in capo il nimbo, mentre indica la donna di fronte a lui e alle spalle (a rappresentare i presenti nel Tempio) un apostolo non identificato.
Il mosaico bizantino ravennate nella sua staticità ieratica coglie bene la centralità della figura della vedova povera (cosa diversa dalla “povera vedova”) come elemento simbolico della predicazione del Cristo.
Gesù non bada alla quantità di denaro, ma guarda al cuore, alla generosità umile di quella donna povera: conta quanto peso di vita, quanto cuore, quanto di lacrime e di speranze è dentro quei due spiccioli.
Vuol dire “compiere bene le cose di ogni giorno, tutte le azioni quotidiane, gli impegni, gli incontri con le persone; fare le cose piccole di ogni giorno con un cuore grande aperto a Dio e agli altri.” (papa Francesco)
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