a cura di Gian Paolo Cassano
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. (Gv.6,51)
Ad aiutarci a leggere il Vangelo (nel brano tratto ancora da Gv 6) è la grande pala d’altare preparata per il Santuario della S.S. Annunziata a Firenze da fra’ Bartolomeo, religioso domenicano noto anche con lo pseudonimo di Baccio della Porta (che si firma con la datazione, 1516), ed ora conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti del capoluogo toscano. L’opera è nota come il Salvator Mundi (come si legge nel cartiglio) che rappresenta il Risorto benedicente con una mano, mentre nell’altra regge una croce astile, che offre la salvezza attraverso all’Eucaristia. Infatti, ai piedi di Cristo, davanti al piedistallo in cui egli sta (direttamente davanti al sacerdote che celebrava la Messa) il dipinto mostra qualcosa di singolare, un calice e la patena sopra la scritta (Salvator mundi) a sua volta sovrapposto ad uno specchio convesso, tondo come il globo. Il “Salvatore del mondo” è quindi come riflesso nello specchio – globo che è l’universo (si vedono il cielo, le montagne, la pianura, la città di Firenze). Nel contesto di utilizzazione della pala (l’Eucaristia in cui vengono consacrati il pane ed il vino che vengono dalla terra) il calice e la patena sopra l’immagine riflessa del mondo comunicano che anche la natura è chiamata alla salvezza che Gesù offre in primo luogo agli uomini.
“Corpo di Cristo risuscitato per noi,/che vive e cresce oltre la morte;/Cristo crocifisso inaugura in sé/la nuova umanità riscattata dal male.” (p. Benedetto Tosolini)