“Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’.” (Mc 6,31)
La scena evangelica in cui Gesù invita i discepoli, stanchi delle fatiche apostoliche dopo l’invio in missione, a riposarsi è ben descritta dal pittore francese James Tissot che (tra il 1886 e il 1894) in 350 acquarelli compone “La vita di Cristo”, conservata per intero al Brooklyn Museum di New York.
Non una semplice raccolta degli episodi più famosi, ma un vero e proprio “racconto per immagini” di Gesù. E’ un’opera davvero singolare che Tissot intraprende, quando, nel 1885, in seguito a un’esperienza mistica vissuta all’interno della chiesa di Saint-Sulpice a Parigi, decide di cambiare radicalmente la propria arte e che stupisce per la mole, per l’originalità e la freschezza delle soluzioni iconografiche, per la potenza creativa, per l’alta qualità tecnica, per la varietà dei registri cromatici.
In questo quadro Gesù è al centro, insolitamente non con i classici colori blu e rosso (tipici dell’iconografia cristologica classica), ma con un ampio manto bianco. Ciò richiama la vita divina e la luce. Bianco che ritorna sia ampiamente nelle vesti del gruppo superiore degli apostoli, sia comunque in qualche elemento degli altri, bianco che richiamala luce (che è Cristo). E’ una rappresentazione in cui emerge l’umanità di Gesù (non più idealizzata come, ad esempio, nella pittura bizantina) che si carica di tenerezza nell’invito di Gesù ai suoi cari discepoli a riposarsi un poco… E tuttavia con un senso di trascendenza, come appare dagli alberi vigoroso che sembrano collegare la terra al cielo o nella roccia a cui sono appoggiati gli apostoli.
Scriveva Arturo Martini sull’arte cristiana: “Per noi artisti Cristo rappresenta la figura più grande e più espressiva del nostro mondo. (…) La visione totale dell’essere si stabilisce con l’Incarnazione”.
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