In Colombia (come riferisce Vatican news) non si arrestano gli scontri legati alle proteste antigovernative. Sono almeno 42 le vittime in due settimane di disordini, ma il bilancio sembra destinato a crescere visto anche l’alto numero di feriti e dispersi. Lo scorso 12 maggio, indetto dal Comitato nazionale di sciopero, c’è stata una nuova giornata di protesta a livello nazionale, manifestando così insoddisfazione per la proposta del Governo di costituire un tavolo di dialogo, con il sostegno – riferisce Radio Caracol – dell’ONU e della Chiesa cattolica.
“Ci sono tanti colombiani qui – ha detto il Papa domenica 9 maggio al Regina Coeli – preghiamo per la vostra patria. Voglio esprimere la mia preoccupazione per le tensioni e gli scontri violenti in Colombia che hanno provocato morti e feriti.”
Ci sono almeno due i punti salienti da cui partire. “Il primo – ha detto a Vatican news Alfredo Luis Somoza, esperto dell’area e presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale di Milano – riguarda la riforma fiscale, una traduzione in misure concrete di un approccio che qualcuno chiama neoliberista all’economia. L’aumento delle tasse, ad esempio dell’Iva, va a colpire soprattutto i ceti medi e poveri che sono anche i più colpiti dalla pandemia. Inoltre la Sanità viene trasformata sul modello statunitense, con polizze private e prezzi diversi in base alle patologie delle persone. Un modello che viene respinto in blocco dai sindacati”. Poi ci sono quelli che Somoza definisce i problemi strutturali del Paese. “In questo senso la protesta ricorda quella cilena, iniziata per l’aumento dei biglietti dei trasporti pubblici e finita con la riforma costituzionale”.
Forte è il rischio di una guerra civile, in un paese in cui le ferite recenti ancora non sono sanate. L’accordo di pace ha solo cinque anni di vita e, come detto, presenta dei problemi. Molto dipenderà – conclude il giornalista – da come agiranno sia le forze politiche che i manifestanti nei prossimi giorni, il rischio certamente c’è. Un fattore positivo è il coinvolgimento della Chiesa cattolica, scelta come mediatrice e da anni impegnata nel processo di pacificazione del Paese”.
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