OCCIMIANO – (gpc) Il paese ha reso omaggio ad uno dei suoi più illustri cittadini. E’ il salesiano don Evasio Rabagliati la cui commemorazione si è tenuta sabato scorso 1 maggio, al passaggio tra i 100 ed i 101 anni dalla sua morte. Morì infatti improvvisamente, nel pieno della sua attività apostolica, a Santiago del Cile il 2 maggio 1920.
In realtà la celebrazione avrebbe dovuto tenersi lo scorso anno, nel centenario della morte, ma ha dovuto essere sospesa per la chiusura dettata dalla pandemia. Un saluto è andato a don Egidio Deiana, direttore salesiano ad Alessandria, che della valorizzazione dei salesiani monferrino (come il rettor maggiore don Pietro Ricaldone a Mirabello, mons. Ernesto Coppo a Rosignano M. e don Giovanni Guarona a S. Salvatore) è stato il promotore e l’anima .
Giustamente il suo paese negli anni ’50 aveva voluto intitolare una via al suo nome. Ed è proprio all’inizio di questa via che sabato scorso nel pomeriggio è stata scoperta una bella targa commemorativa e descrittiva. Nonostante la pioggia, un buon gruppo di persone (rispettando le norme di prevenzione) si sono date appuntamento per rendergli omaggio. Il sindaco m.a Valeria Oiliveri, in forma ufficiale, (presenti alcuni consiglieri comunali) ha ringraziato i parenti ed in particolare i discendenti di don Evasio (il pronipote Giuseppe con la moglie Rosi, le figlie Laura e Carla ed altri parenti), a cui è stato chiesto poi di scoprire la targa. E’ intervenuto anche il presidente del Consiglio comunale dei ragazzi Vittorio Domenighini che ha brevemente presentato alcuni aspetti della vita del sacerdote come pure ha fatto la dott.sa Emanuela Aceto, a cui si deve l’organizzazione.
Il prevosto ha quindi benedetto la targa. Dopo la S.Messa in Chiesa parrocchiale, poi, con un power point che riponeva alcune immagini significative (al fondo della Chiesa è stata anche allestita una piccola mostra documentaria) preparato dalla dott.sa Aceto e con il commento da parte del prevosto, sono stati ripercorsi i tratti saliente della vita di don Evasio.
La sua è stata una vocazione nello stile di don Bosco che aveva incontrato giovinetto in una della passeggiate autunnali e poi seguito a Valdocco (come lui anche tre suoi fratelli saranno sacerdoti ed una sorella suora) che lo inviò (nella seconda spedizione salesiana in America latina) in Argentina (dove fu il primo prete salesiane ordinato in America), da cui passò in Cile (dove fondò l’opera salesiana), poi in Colombai ed ancora in Cile, dove accanto all’opera educativa si dedicò anima e corpo nel servizio dei malati di lebbra. Un Apostolo della carità cristiana per cui era considerato “il Cappellano dei lebbrosi”.
Ottimo scrittore si prodigò per i suoi malati di lebbra, non esitando a intraprendere il viaggio in Europa per incontrare il medico norvegese Gerhard Henrik Hansen, scopritore – nel 1873 – del batterio responsabile della lebbra. Il Governo italiano gli concesse la croce di Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Alla sua morte il governo cileno onorò la sua memoria come quella di un benefattore dell’Umanità, tributandogli gli onori che ha meritato per i grandi servizi che ha reso a una parte disgraziata degli abitanti del Paese. Così pure la Colombia ne riconobbe le sue eccelse virtù e lo considerò un personaggio illustre.
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