LA BELLEZZA NELLA PAROLA a cura di gpc

“In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: (…) chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.” (Gv. 3,14, 21)
Nella domenica (detta di “laetare”) in cui la liturgia evidenza la gioia, nell’avvicinarsi alla Pasqua, leggendo il vangelo di Giovanni siamo invitati a riflettere sul dialogo tra Gesù e Nicodemo, cogliendo in particolare la luce che è Cristo stesso.
A lavorare sulla luce è Mathias Stomer, (o Stom) che ritrae la scena evangelica (Darmstadt, Hessisches Landesmuseum) con una forte impressione.
L’artista olandese che dal 1630 lavorò in Italia (a Roma, a Napoli, in Sicilia, dove morì dopo il 1650) è tra i più straordinari interpreti del tardo caravaggismo europeo, con un’eccezionale abilità nel ritrarre scene notturne illuminate da torce e candele.
Qui i protagonisti siedono ad un tavolo, con un ragazzo, al centro, che probabilmente aveva accompagnato Nicodemo con il grande tomo, mentre il sinedrita portava il codice della Bibbia. Dall’interrelazione dei personaggi e dalla dinamica gestuale si può dedurre come la posta in gioco del dialogo riguardi la rivelazione. Il fariseo (che poi ritroveremo sulla scena della Passione con Giuseppe d’Arimatea nel momento della sepoltura del Crocifisso) posa la destra e l’indice su un passo dell’Antico Testamento, mentre il giovane regge un grosso commentario in previsione di una disputa. Gesù è la Parola incarnata e la sua autorità non richiede alcun sostegno testuale. Guardando l’opera di Stomer sembra quasi di riuscire ad ‘ascoltare’ il colloquio che si svolge davanti ai nostri occhi. Le mani di Gesù alludono all’inizio (Gv 3, 3: «se uno non nasce dall’alto…»; la destra punta in alto) e alla conclusione del dialogo (Gv 3, 21: «chi fa la verità viene alla luce…»; la sinistra accenna al candeliere). Si potrebbe persino indovinare il passo che indica Nicodemo: si tratta di Num 21, 4-9, con la tipologia del serpente di bronzo spiegata da Gesù all’acme dell’annuncio (Gv 3, 14-16). In ogni caso, lo scopo della rivelazione è raggiunto perché Nicodemo e il ragazzo non fanno più attenzione ai loro libri, ma fissano la luce del mondo che è Gesù.
Possiamo allora riconoscere in Nicodemo un’icona contemporanea, poiché ci mostra lo stupore di ogni uomo di fronte al mistero di Dio, che si scopre solo con l’incontro con Cristo. Solo aprendosi totalmente a Dio, “seguendo il suo unico Figlio, il Padre può aiutarlo a crescere donandogli lo Spirito”. (come al riguardo commenta don Tommaso Stenico).
Scrive S. Anselmo d’Aosta (nel suo Proslogion): “Orsù dunque, omuncolo, sfuggi un poco alle tue occupazioni, sottraiti discreto ai tuoi tumultuosi pensieri, allontana le tue pesanti preoccupazioni e metti da parte le tue faticose dispersioni. Renditi per un poco disponibile a Dio e riposati un po’ in lui. ‘Entra nella stanza’ della tua mente, lascia fuori ogni cosa tranne Dio e ciò che ti giovi a cercarlo, e ‘chiusa la porta’ cercalo. Dì ora, ‘o mio cuore’ tutto intero, dì ora a Dio: Cerco il tuo volto; il tuo volto, Signore, io ricerco”.

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