LA BELLEZZA NELLA PAROLA a cura di gpc

“In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!»”. (Mc. 1,40-41)
La Cappella Sistina è nota soprattutto per il grandioso affresco del Giudizio universale di Michelangelo, ma in realtà contiene una grande serie di capolavori; tra questi l’affresco di Cosimo Roselli (con aiuti, tra cui Piero di Cosimo), realizzato tra il 1481 ed il 1482 e facente parte della decorazione del registro mediano, in cui il pittore rappresenta l’episodio della guarigione del lebbroso nella parte sinistra della sua opera (in cui illustra anche il discorso della montagna).
Al centro della scena c’è Gesù (vestito di rosso ed azzurro, simboli della sua umanità e divinità) ed il lebbroso inginocchiato ai suoi piedi, descritto con molto realismo, nella sua estrema povertà, nudo e segnato dai bubboni della malattia, che implora la grazia della guarigione ai piedi del Signore.
Il Maestro è circondato da una folla di testimoni: attorno a Lui e verso sinistra i 12 apostoli, evidenziati dall’aureola, tra cui si riconosce Pietro in prima ila con il mantello giallo arancione (tipico nella sua iconografia), mentre a destra Rosselli pone altri 12 personaggi contemporanei dell’artista, vestiti in stile rinascimentale, secondo una pratica di attualizzazione che non è nuova né nelle opere d’arte visiva né nella letteratura.
Gesù è rivolto verso chi guarda, ma in primo luogo fissa il lebbroso benedicendolo con una mano e con l’altra porgendogliela, per guarirlo e rialzarlo. L’azione di Gesù lo rivela come Messia, e la vittoria sul male fisico è una caparra di quanto avverrà nella risurrezione.
Poniamoci anche noi di fronte a Gesù, perché ci guarisca dalla nostra lebbra, quella del peccato; lasciamoci guarire dalla sua grazia, dal suo amore e di farci guidare dal suo Vangelo, che resta ancora l’unica vera “bella notizia” per un’umanità per molti versi stanca.
Giorgio Vasari (nelle sue Vite), ci riporta un aneddoto curioso che riguarda il Rosselli. Alla conclusione dei lavori il pontefice avrebbe infatti assegnato un premio al pittore che, secondo il suo giudizio, aveva dato vita al dipinto migliore. Sentendosi inferiore degli altri presenti nell’invenzione e nel disegno, Rosselli decise di coprire alcune parti delle sue opere con “finissimi azzurri oltramarini e d’altri vivaci colori”, scrive il Vasari. Il Papa, recatosi per giudicare, fu colpito proprio da quei raggianti colori e decise di assegnare il premio al Rosselli, a suo parere il più bravo di tutti.

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