Con il referendum di domenica 25 ottobre, i cileni, hanno deciso, a grande maggioranza (78,3%), di adottare un nuovo testo costituzionale che sostituirà quello in vigore, risalente ai tempi di Pinochet. Un referendum “plebiscito” per i cileni, nato dalle proteste di piazza che da un anno segnano la vita politica dello Stato sudamericano.
“Si avvia – ha detto a Vatican News Raffaele Nocera, docente di storia dell’America Latina all’Università orientale di Napoli – un percorso teso a chiudere con la dittatura. Il Cile, nonostante i risultati ottenuti in questi anni sul piano della lotta alla povertà e alla riduzione delle disparità continua ad essere un Paese profondamente diseguale, dove un quarto della ricchezza nazionale è in mano all’1% della popolazione”. E’ una società ed un modello economico imposto attraverso la costituzione autoritaria voluta da Pinochet, una società piegata agli interessi del grande capitale.
Parallelamente alla scelta di riformare la Costituzione, i cileni hanno anche deciso che il nuovo testo sarà redatto da un’Assemblea costituente di 155 membri, che saranno eletti contestualmente alle elezioni amministrative dell’11 aprile 2021. L’Assemblea, che dovrà approvare la nuova Costituzione a maggioranza di due terzi, sarà composta al 50% da donne e avrà una quota di delegati in rappresentanza delle popolazioni indigene. Il testo finale dovrà essere poi approvato da un nuovo referendum nel secondo semestre del 2022.
“Ha trionfato la cittadinanza e la democrazia, l’unità sulla divisione, la pace sulla violenza e questo è un trionfo dei cileni – ha affermato il presidente Sebastian Piňera – che dovrebbe riempirci di gioia e speranza”.
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