“Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”. Citando una frase del giovanissimo Carlo Acutis il Papa scrivendo ai giovani nella sua esortazione post-sinodale ai giovani “Christus vivit”, lo aveva indicato come modello nominando il suo nome tra i “preziosi riflessi di Cristo giovane che risplendono per stimolarci e farci uscire dalla sonnolenza”. Oggi Carlo Acutis è Beato. E’ stato proclamato solennemente ad Assisi, città dove aveva desiderato essere sepolto, sabato 10 ottobre, dal card. Agostino Vallini, delegato pontificio per le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli, durante la messa celebrata nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi.
Un santo con le scarpe da ginnastica, che forse presto potrebbe essere indicato come patrono di Internet, modello per i millennials. Carlo Acutis, milanese, morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante, è stato proclamato beato.
“Con l’entusiasmo della giovinezza coltivò l’amicizia in Gesù” e mise al centro della sua vita l’Eucarestia. Così ha ribadito il cardinale leggendo la Lettera Apostolica con la quale il Pontefice ha iscritto nel numero dei Beati il venerabile Servo di Dio, mentre in processione, i genitori del nuovo Beato portano la preziosa reliquia del cuore. La memoria liturgica del beato Carlo Acutis sarà celebrata ogni anno il 12 ottobre, giorno della sua morte.
La beatificazione del giovane “è una buona notizia – ha detto nell’omelia il card. Vallini, un annuncio forte che un ragazzo del nostro tempo, uno come tanti, è stato conquistato da Cristo ed è diventato un faro di luce per quanti vorranno conoscerlo e seguirne l’esempio”, in una “vita luminosa” e “tutta donata agli altri, come il Pane Eucaristico”. Infatti questo giovane speciale che non mancava mai al suo appuntamento quotidiano con la santa messa e l’Adorazione eucaristica. L’Eucaristia era la sua “autostrada verso il cielo”, il suo momento di comunione con Dio, che non mancava mai di vivere in tutta la sua bellezza. Un cammino di santità calato appieno nell’epoca contemporanea, disarmante nella sua semplicità e, al contempo, così profondo da risuonare nei luoghi che ascoltarono i passi e le predicazioni di san Francesco.
Carlo era un genio dell’informatica e delle nuove tecnologie, di cui intuì le potenzialità evangelizzatrici. Smanettava con abilità manetta al computer e creava siti che parlano di miracoli eucaristici e sostanzialmente della gioia della fede. Realizzava i video e i montaggi con la sua telecamera e confezionava riviste online. Via via ha cominciato a studiare sui manuali specializzati, quelli in uso nelle facoltà di ingegneria informatica. E in questo modo, da autodidatta, è diventato un programmatore sempre più esperto.
“Ha portato il frutto della santità – ha aggiunto il card. Vallini – mostrandolo come meta raggiungibile da tutti e non come qualcosa di astratto e riservato a pochi”; così egli “è un modello particolarmente per i giovani, a non trovare gratificazione soltanto nei successi effimeri, ma nei valori perenni che Gesù suggerisce nel Vangelo”. “Straordinaria” poi è stata la sua capacità di testimoniare i valori in cui credeva, “anche a costo di affrontare incomprensioni, ostacoli e talvolta perfino di essere deriso” e “la grande carità verso il prossimo, soprattutto verso i poveri, gli anziani soli e abbandonati, i senza tetto, i disabili e le persone che la società emarginava e nascondeva”.
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