MANILA – Ore difficili nelle Filippine che, oltre al covid 19, devono fare i conti con il violento tifone Vongfong che ha colpito la parte centro-orientale dell’arcipelago. Il tifone, accompagnato da piogge torrenziali e da una tempesta tropicale, dal 17 maggio ha spazzando via centinaia di abitazioni e circa 200.000 persone si sono messe in salvo nei rifugi di emergenza. Il vento a 190 km/h ha distrutto case, scuole chiese e siti di quarantena.Vongfong ha colpito in un momento in cui si ritiene che decine di milioni di filippini siano chiusi in casa a causa della pandemia, ma migliaia di filippini sono stati costrette a cercare rifugio a causa del rischio di crolli causati dalla tempesta. In questa caotica situazione (come riferisce padre Gianni Re, missionario del Pime a Manila a Vatican news) si riesce con estrema difficoltà a rispettare le norme di sicurezza per fronteggiare la pandemia, anche perché l’inagibilità di molti ricoveri destinati ai malati, non consente, nei pochi rimasti, si stima il 50%, di rispettare la norma del distanziamento sociale.
Occorre ricordare come le Filippine siano colpite da una media di circa 20 tifoni ogni anno, che causano morte e danni estesi, contribuendo a mantenere milioni di persone in condizioni di povertà. Il più disastroso mai registrato nelle Filippine è stato il tifone Haiyan, che nel 2013 ha causato 7.300 morti.
“Ci uniamo al vostro dolore;” – ha scritto mons. Crispin Varquez, vescovo di Borongan, sul sito web dell’episcopato – “la diocesi sta offrendo il suo sostegno materiale e le sue preghiere”. Attraverso le sue strutture, come la Caritas e altre ong, la Chiesa è impegnata ad alleviare le sofferenze della popolazione colpita dalla doppia tragedia del coronavirus e del tifone.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.