Al Regina Coeli di domenica 20 maggio il Papa ha parlato anche dell’Africa, perché il 10 maggio di 40 anni fa, nel 1980, il continente accoglieva la prima visita pastorale di San Giovanni Paolo II, che, in quell’occasione, “diede voce al grido delle popolazioni del Sahel, duramente provate dalla siccità”. E Francesco nel suo saluto si congratula con un gruppo di giovani impegnati anche oggi per questo scopo attraverso l’iniziativa ‘Laudato Si’ Alberi’. L’obiettivo è piantare nella regione del Sahel almeno un milione di alberi che andranno a far parte della “Grande Muraglia Verde d’Africa”.
“Grande Muraglia Verde” è il progetto nasce nel 2005 per fermare soprattutto la desertificazione del Sahara e del Sahel. Negli anni l’idea ha visto fasi diverse e oggi sono 22 i Paesi coinvolti, oltre alle organizzazioni internazionali e, soprattutto, alle comunità locali. L’obiettivo è frenare il degrado e combattere la povertà e la speranza è che, nel 2030, possa dare i suoi frutti: 100 milioni di ettari di terra rigenerata. La GMV è formata da tanti progetti di sviluppo sostenibile, frutto di un partenariato africano, sostenuto dalla solidarietà internazionale. Non mancano però le criticità legate soprattutto, ma non solo, alle risorse non sufficienti, così come ai conflitti che toccano molti dei Paesi coinvolti.
“Questa Grande Muraglia Verde – ha detto a Vatican news padre Filippo Ivardi Ganapini, missionario comboniano per dieci anni in Ciad, oggi direttore della Rivista Nigrizia – è un esempio di un tentativo di contrastare quegli effetti dell’intervento dell’uomo sulla natura che attraverso la desertificazione, il degrado delle terre, nel Sahel porta notevoli danni alla popolazione locale . Da una prima fascia diciamo di piantificazione di alberi, il progetto è cresciuto molto e oggi si parla di orti comunitari, di aree di pascolo, di alberi da frutto da reddito, di attività di apicoltura. Si vogliono inoltre valorizzare alcune tecnologie specifiche per esempio come quella del Vallerani System, che è uno strumento meccanico, composto da aratro e da trattore, che permette la lavorazione dei terreni aridi e semiaridi per riabilitare i suoli degradati.”
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