Nella crisi attuale – scrive il Papa – abbiamo bisogno di un giornalismo libero al servizio di tutte le persone, specialmente di quelle che non hanno voce; un giornalismo che si impegni nella ricerca della verità e apra vie di comunione e di pace”. E’ ciò che ha ribadito Francesco il 3 maggio scorso in un tweet in occasione della Giornata per la libertà di stampa. Anche dal Consiglio d’Europa è venuto un forte appello alla protezione dei giornalisti a confronto con nuove misure restrittive in diversi Paesi, chiedendo ai governi dei Paesi membri di “evitare indebite restrizioni”. Infatti, nel corso di questa crisi sanitaria, alcuni governi hanno fatto arrestare i giornalisti che avevano pubblicato notizie critiche nei confronti della gestione della pandemia e hanno anche ampliato notevolmente la sorveglianza e approvato nuove leggi per punire notizie “false”.
“La pandemia di Covid-19 – si legge nell’edizione 2020 del World Press Freedom Index, pubblicata da Reporters Sans Frontières (RSF) il 21 aprile scorso – sottolinea e amplifica le molte crisi che minacciano il diritto a un’informazione libera, indipendente, varia e affidabile.
Dal rapporto annuale della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti (redatto da 14 Ong per la libertà di stampa) si rileva un aumento di violenze e intimidazioni contro i media in molti dei 47 Paesi membri del Consiglio d’Europa, al punto che gli attacchi alla libertà di stampa rischiano di diventare una nuova normalità. Nel 2019 sono state documentate 142 gravi minacce, di cui 33 attacchi fisici, 17 nuovi casi di detenzione (alla fine del 2019 erano 105 i giornalisti incarcerati, 91 nella sola Turchia), 43 casi di molestie e intimidazioni, e 2 nuovi casi di impunità per omicidio. In particolare nei Paesi dell’Unione Europea, secondo Reporters Sans Frontières (Rsf), la libertà di stampa è considerata per lo più “positiva” o “soddisfacente”. Finlandia, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi continuano a registrare i giudizi migliori, mentre Croazia, Romania, Malta, Ungheria, Bulgaria occupano le posizioni più arretrate della classifica.
Le minacce spesso si traducono in omicidi; nel 2019 sono stati 49 gli operatori dell’informazione assassinati. Il numero di Paesi considerati sicuri continua a scendere: solo il 24 % tra i 180 Paesi ha registrato un livello di libertà di stampa ottimale o soddisfacente nel 2019, rispetto al 26 % del 2018. La Cina è al 177° posto, l’Iran al 173° , l’Iraq al 162°, la Corea del Nord, è ultima al 180° posto.
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