Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni

“Datevi al meglio della vita”. E’ questo lo slogan della 57° Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni che si celebra domenica prossima 3 maggio. Una Giornata che (come aveva intuito nel 1964 il beato Paolo VI fissandola nella IV domenica di Pasqua), di fronte ai nuovi orizzonti della evangelizzazione e ai processi di secolarizzazione, aiutasse a risvegliare nel popolo di Dio l’importanza di pregare per il dono delle vocazioni, in particolare al sacerdozio e alla vita consacrata. La Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (come conferma il direttore nazionale don Michele Gianola) rimane confermata per la data del 3 maggio (IV domenica di Pasqua), poiché essendo una giornata di preghiera può essere utilmente vissuta anche a casa e non solo nei momenti celebrativi. Al riguardo l’Ufficio nazionale della pastorale delle vocazioni ha preparato una proposta di veglia di preghiera che potrà essere seguita sabato 2 maggio sul canale Youtube dell’Ufficio, alle ore 21,00.
Nel Messaggio inviato per la Giornata il Papa sottolinea quattro parole: gratitudine, coraggio, fatica, lode, riferendosi alla pagina del Vangelo in cui Gesù cammina sulle acque in tempesta e a un suo ordine “il vento cessa e le onde si placano”. La barca della nostra vita – spiega Francesco – infatti, avanza lentamente, sempre inquieta perché alla ricerca di un approdo felice, pronta ad affrontare i rischi e le opportunità del mare, ma anche desiderosa di ricevere dal timoniere una virata che conduca finalmente verso la giusta rotta. Talvolta, però, le può capitare di smarrirsi, di lasciarsi abbagliare dalle illusioni invece che seguire il faro luminoso che la conduce al porto sicuro, o di essere sfidata dai venti contrari delle difficoltà, dei dubbi e delle paure.”
E’ l’esperienza degli stessi discepoli quando per seguire Gesù devono decidersi ad abbandonare le proprie sicurezze e intraprendere la traversata. In questo viaggio però non siamo soli. Il Signore raggiunge i discepoli, “sale sulla barca e fa cessare il vento”. Per questo la prima parola è gratitudine e scrive, perché “la realizzazione di noi stessi e dei nostri progetti di vita non è il risultato matematico di ciò che decidiamo dentro un ‘io’ isolato; al contrario, è prima di tutto la risposta a una chiamata che ci viene dall’Alto”. Per questo Gesù li esorta ad avere “coraggio” (ecco la seconda parola delle vocazioni). I fanatismi dentro di noi, come quello dell’incredulità, rischiano di paralizzarci. Per questo ci dice: “Non avere paura, io sono con te!”. “Ogni vocazione comporta un impegno” e “fatica” (ecco la terza parola), “fatica”. Ora, “se ci lasciamo travolgere dal pensiero delle responsabilità” possiamo rischiare “di affondare”, ma tenendo lo sguardo su Gesù, possiamo andare avanti: “Lui infatti ci tende la mano quando per stanchezza o per paura rischiamo di affondare, e ci dona lo slancio necessario per vivere la nostra vocazione con gioia ed entusiasmo.” La quarta e ultima parola ‘lode’ ne è allora una conseguenza, come Maria, che “grata per lo sguardo di Dio” su di lei e, vivendo di sola fede “ha fatto della sua vita un eterno canto di lode al Signore”.

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