“Taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché si mettano da parte i calcoli e gli interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze. Preghiamo il Signore affinché muova i cuori e tutti possano superare la logica dello scontro, dell’odio e della vendetta per riscoprirsi fratelli.” La voce del Papa si è levata forte lo scorso 23 febbraio (all’incontro con i vescovi dell’area mediterranea a Bari) e non cessa di levarsi per chiedere che finisca la guerra fratricida in Siria, giunta ormai al decimo anno.
Così anche da parte delle Nazione Unite si è levato un drammatico appello dell’Onu perché “non proseguano le stesse atrocità e la stessa violazione dei diritti umani” cui abbiamo assistito finora nell’ambito del conflitto in Siria. E’ il riconoscimento di una reiterata “crudeltà”, invocando il ritorno a un processo di pace. “Abbiamo visto atrocità orribili – ha detto il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres lo scorso 15 marzo – compresi crimini di guerra”, chiedendo a gran voce che “non ci sia impunità.” Egli sottolinea che “i passi per porre fine alla sofferenza del popolo siriano sono ben noti ma devono essere realizzati”, ribadendo che “le parti devono tornare al processo politico facilitato dall’Onu, che rimane l’unica strada percorribile per porre fine al conflitto e offrire una pace duratura al popolo”.
La crisi siriana rimane una delle più grandi crisi mondiali, con sei milioni di sfollati interni e oltre cinque milioni di siriani registrati come rifugiati nei Paesi vicini, Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto. Circa un milione sono arrivati in Germania e alcune migliaia in altri Paesi europei. E’ “una crisi umanitaria – ha detto il segretario dell’ONU – di proporzioni monumentali”. Il servizio sanitario è stato distrutto: oltre metà delle strutture sono completamente fuori uso. Lo sottolinea l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che rileva come “i dati sugli attacchi ai servizi sanitari in Siria sono una triste testimonianza di una palese mancanza di rispetto per il diritto umanitario internazionale e per la vita dei civili e degli operatori sanitari”. L’Oms ritiene che, ”tra tutti i conflitti armati del mondo, la Siria rappresenti da anni uno dei peggiori esempi di violenza che colpisce l’assistenza sanitaria”. Ciò che preoccupa, inoltre, secondo l’Oms è che si è arrivati al punto in cui gli attacchi alla salute, che la comunità internazionale non dovrebbe tollerare, ”sono ora considerati la normalità”. Inoltre, l’ONU ha calcolato che oltre l’83 % della popolazione vive ormai stabilmente in condizioni di grave povertà, con un tasso di disoccupazione schizzato al 57 per cento e circa 12 milioni di persone rimaste senza alcuna fonte di guadagno.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.