Elezioni in Slovacchia ed in Togo. Nelle votazioni per il rinnovo del Parlamento in Slovacchia domenica 1 marzo ha vinto l’opposizione, come un segno di rottura con il passato ed un forte impegno contro la corruzione nel Paese. Infatti, con il 25% dei consensi, il movimento di opposizione di centro-destra “Gente comune e personalità indipendenti” (Olano) ha vinto le elezioni. Con 53 seggi su 150, Olano (che solo l’anno scorso aveva il 5% dei voti) si attesta al primo posto e il suo leader, il quarantaseienne Igor Matovic, si coalizzerà probabilmente con uno dei partiti di opposizione per garantirsi la maggioranza assoluta del Parlamento. E’ crollata l’estrema destra: il Partito popolare Slovacchia nostra, che nei sondaggi di gennaio figurava al secondo posto, si è attestato all’8%. E’ stato sconfitto, invece, il partito Smer, i socialdemocratici dell’ex premier Robert Fico al governo dal 2006. Quello che finora era il più forte partito governativo, con il 18%, andrà all’opposizione, dove promette di diventare “un partito nettamente di sinistra”. Olano è un partito europeista. La Slovacchia, pur continuando a far parte del gruppo di Visegrad, assumerà una posizione pacificatrice nei rapporti con Bruxelles.
Nelle presidenziali del 22 febbraio scorso in Togo è uscito ancora vincitore il presidente uscente Faure Gnassingbé rieletto dopo una modifica della costituzione. Per questo la Chiesa del Togo ha preso posizione, chiedendo giustizia ed equità alle autorità del Paese. Gnassingbé, è risultato vincitore con il 72,36 per cento dei voti. “Lancio un solenne e vibrante appello – ha detto il presule, come riporta Vatican news- a tutti i togolesi” per “far trionfare la giustizia, la libertà e l’equità secondo gli insegnamenti della Sacra Scrittura”. Già prima delle votazioni i vescovi del Togo avevano diffuso una dichiarazione congiunta per chiedere alle istituzioni “giustizia, verità e rispetto”, senza frodi o violenze. I votanti erano stati esortati a scegliere “in piena libertà di coscienza”. Da segnalare che, in base ad una revisione della Costituzione adottata recentemente, Gnassingbé si è potuto candidare per un nuovo mandato e potrà farlo anche nel 2025, beneficiando inoltre dell’immunità a vita per tutte gli atti intrapresi durante il suo incarico istituzionale.
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