Rimane sempre delicata la situazione in America latina. Sono mesi carichi di tensione e pieni di stravolgimenti, dal Brasile al Cile, dall’Argentina alla Bolivia fino al Venezuela: cambi di governo, leader politici in esilio o scarcerati, ondate di proteste e ribellioni sedate con violenza dai governi, economie al collasso e una sempre maggiore incertezza. Quasi tutte le rivolte in questi Paesi hanno un unico denominatore comune, ovvero la crisi economica, ingigantita dall’eccesso di neoliberismo (Argentina, Cile, Ecuador) e dall’instabilità politica accelerata, oltre che caotica e in alcuni casi violenta, che stanno vivendo i Paesi membri dell’asse bolivariano (Venezuela, Bolivia, Nicaragua).
In quest’ultima nazione la Chiesa invoca elezioni libere ed eque, come si legge in un messaggio della Commissione Giustizia e Pace dell’arcidiocesi di Managua (capitale del Nicaragua). Si invoca un cambiamento di mentalità per rispondere alla grave crisi politica che attanaglia il Paese, con un ritorno alla legalità e alla Costituzione. Nel messaggio (come riferisce Vatican news) si delinea la strada da percorrere dinanzi ad un clima di “paura, coercizione, continue minacce, atti di violenza”. Si chiede la nascita di “un nuovo e imparziale Consiglio supremo elettorale, una profonda riforma della legge elettorale, l’aggiornamento delle liste, il voto dei cittadini all’estero e la supervisione da parte di organismi internazionali”. “Abbiamo – prosegue il messaggio – il coraggio di cambiare, di assumere una nuova mentalità segnata da valori umani e cristiani”. Un cambiamento di mentalità invocato soprattutto dai giovani. Il Nicaragua, da quasi due anni sta attraversando una grave crisi che ha provocato numerose vittime: 328 morti secondo la Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH), ben 651 per le organizzazioni locali, 200 per il governo, oltre a molti scomparsi tra gli oppositori del presidente Daniel Ortega.
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