Sono almeno 40 milioni le persone costrette in schiavitù nel mondo. I dati sono stati resi noti lo scorso 2 dicembre, Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù, a ricordo del 2 dicembre 1949, data di approvazione della Convenzione sulla soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione altrui. Alla Convenzione entrata in vigore nel luglio del 1951 hanno aderito finora solo 82 Paesi.
Sono trascorsi 70 anni dalla votazione, ma dai principi sulla carta, dagli impegni presi a parole non è stato facile passare ai fatti per bandire il lavoro forzato, specie di bambini e ragazzi, ma anche la servitù per debiti, i matrimoni forzati, il traffico di esseri umani, lo sfruttamento sessuale, il reclutamento di minori nei conflitti armati.
Dietro alle forme di schiavitù si calcola un giro d’affari di 150 mila miliardi di dollari. Vi sono poi 15 milioni di persone costrette a matrimoni forzati e 150 milioni di minori costretti a lavorare, vale a dire un bambino su 10 a livello globale. Cifre spaventose, che vedono le donne e le ragazze più interessate da ogni tipo di moderna schiavitù: sono il 70 % delle vittime, con punte del 99 % nell’industria del sesso.
La moderna schiavitù è praticata in modo prevalente in Africa, seguita dall’Asia e dalla regione del Pacifico e la lista nera dei Paesi ‘schiavisti’ comprende ai primi dieci posti: Nord Corea, Eritrea, Burundi, Repubblica centrafricana, Afghanistan, Mauritania, Sud Suda, Pakistan, Cambogia, Iran.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.