Episodi di violenza si ripetono in varie parti del mondo, come ad esempio in Colombia ed in Etiopia.
In Colombia, un nuovo massacro si è verificato nel dipartimento colombiano del Cauca, nel municipio di Corinto. Lo scorso 31 ottobre sono state uccise quattro persone. Un episodio drammatico (ricorda l’agenzia Sir) che fa seguito a quello accaduto recentemente a Huasanó, dove erano state assassinate cinque persone: la governatrice indigena della comunità, Nasa Cristina Bautista, e quattro sue guardie del corpo. Il governo colombiano colombiano ha accusato le fazioni dissidenti delle Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (Farc). Secondo diverse fonti, la strage sarebbe stata compiuta dopo l’arresto di tre guerriglieri da parte di guardie di sicurezza indigene. Il presidente colombiano, Ivan Duque, ha deciso di inviare 2.500 soldati per cercare di ristabilire le condizioni di sicurezza nella zona.
In Etiopia sono almeno 86 le persone morte nell’ondata di proteste scoppiate in Etiopia due settimane fa. Il primo ministro Abiy Ahmed deplora la perdita di vite umane definendola insensata. La via del dialogo tra le varie etnie è l’unica via di pacificazione. Il Papa domenica 3 novembre, all’Angelus, ha espresso il proprio dolore e la sua personale vicinanza ai cristiani della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia vittime di violenza e al Patriarca Abuna Matthias. Poi, l’invito a recitare insieme ai fedeli l’Ave Maria. “sono addolorato per le violenze di cui sono vittime i cristiani della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia. Esprimo la mia vicinanza a questa amata Chiesa e al suo Patriarca, il caro fratello Abuna Matthias, e vi chiedo di pregare per tutte le vittime di violenza in quella terra.” I disordini hanno colpito la capitale Addis Abeba, le regioni di Oromia e Harari e la città orientale di Dire Dawa. Oltre 400 gli arresti. Fonti governative parlano di atti di violenza veramente insensati. Il premier, Abiy Ahmed, in carica dal 2018, ha cominciato ad attuare riforme politiche, che hanno ricevuto apprezzamento a livello internazionale. A lui il premio Nobel per la Pace 2019 grazie ai suoi sforzi per stabilizzare il Paese e risolvere il conflitto con la vicina Eritrea. Nel gennaio di quest’anno il premier è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco e insieme hanno parlato proprio delle “importanti iniziative in corso per la promozione della riconciliazione nazionale, nonché per lo sviluppo integrale del Paese”, sottolineando il ruolo della Chiesa nella storia del popolo etiopico e il suo contributo nell’ambito educativo e sanitario.
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