NESSUNO NE PARLA (O QUASI) news quasi sconosciute a cura di Gian Paolo Cassano

Sono andati molto bene, nelle elezioni federali in Svizzera (per rinnovare il Consiglio nazionale, la camera bassa del Parlamento e per il Consiglio degli Stati, cioè la camera alta) i due principali partiti ambientalisti, i Verdi e i Verdi liberali. I primi hanno quasi raddoppiato i propri voti, passando dal 7,1 per cento al 13,2, mentre i secondi hanno ottenuto il 7,8 per cento. In tutto rappresentano circa un quinto dell’elettorato. Per il Consiglio nazionale sono stati assegnati tutti i 200 seggi, mentre per il Consiglio degli Stati circa la metà dei seggi sarà decisa dal ballottaggio in un nuovo turno previsto per l’11 dicembre. Il partito che ha ottenuto più voti, come da diverse elezioni a questa parte, è l’UDC, euroscettico e di destra, che ha ottenuto il 25,6 per cento, circa quattro punti in meno delle elezioni del 2015. Indice in discesa per altri due partiti tradizionali del parlamento di Berna: i socialisti passano dal 18,8 al 16,5, i liberali dal 16,4 al 15,5. Sostanzialmente stabile invece il Partito Popolare (di ispirazione centrista e cristiana) attorno 12%.
Il successo dei partiti ecologisti consentirà loro di chiedere almeno un seggio al Consiglio federale, cioè il governo svizzero, composto da sette membri ed eletto ogni anno dall’Assemblea Federale, composta da Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati. Al momento né i Verdi né i Verdi liberali hanno un loro rappresentante al Consiglio.
Come in molte elezioni federali, l’affluenza è stata piuttosto bassa (46,1 %), il dato più basso negli ultimi 15 anni.

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