Sospesa l’udienza del 14 agosto, all’Angelus del 15 agosto (solennità dell’Assunzione) il Papa ha esortato non a perseguire “i piccoli appagamenti del mondo”, ma ad alzare lo sguardo “verso le grandi gioie del cielo”. Una festa che “è un richiamo per tutti, specialmente per quanti sono afflitti da dubbi e tristezze, e vivono con lo sguardo rivolto in basso”. Bisogna guardare “in alto, il cielo è aperto; non incute timore, non è più distante, perché sulla soglia del cielo c’è una madre che ci attende ed è nostra madre. Ci ama, ci sorride e ci soccorre con premura. Come ogni madre vuole il meglio per i suoi figli. (…) Dio è gioia. Lasciamoci prendere per mano dalla Madonna. Ogni volta che prendiamo in mano il Rosario e la preghiamo facciamo un passo avanti verso la grande meta della vita.” Nel suo Cantico evangelico, la Vergine Santa esulta e ciò avviene di fronte ad “una cosa così bella che non basta gioire dentro, nell’animo, ma si vuole esprimere la felicità con tutto il corpo: allora si esulta. Maria esulta a motivo di Dio. Chissà se anche a noi è capitato di esultare per il Signore: esultiamo per un risultato ottenuto, per una bella notizia, ma oggi Maria ci insegna a esultare in Dio, perché Lui fa grandi cose”. Così magnifica il Signore, esaltando “una realtà per la sua grandezza, per la sua bellezza”. Così “Maria esalta la grandezza del Signore, lo loda dicendo che Lui è davvero grande. Nella vita è importante cercare cose grandi, altrimenti ci si perde dietro a tante piccolezze. Maria ci dimostra che, se vogliamo che la nostra vita sia felice, al primo posto va messo Dio, perché Lui solo è grande. Quante volte, invece, viviamo inseguendo cose di poco conto: pregiudizi, rancori, rivalità, invidie, illusioni, beni materiali superflui… Quante meschinità nella vita! (…). Maria oggi invita ad alzare lo sguardo alle «grandi cose» che il Signore ha compiuto in lei. Anche in noi, in ognuno di noi, il Signore fa tante grandi cose.” Sono le “grandi cose” che festeggiamo oggi, come la sua assunzione in Cielo per cui “riceve per prima la gloria più alta. Lei, che è una creatura umana, una di noi, raggiunge l’eternità in anima e corpo”. In Paradiso “ci dà conforto e speranza nel nostro pellegrinaggio quaggiù” e “ci aspetta, come una madre aspetta che i figli tornino a casa. Infatti il popolo di Dio la invoca come porta del cielo”.
Domenica 18 agosto, all’Angelus, Francesco ha sottolineato che occorre “non vivere in maniera ipocrita”, ma essere cristiani “nelle situazioni concrete, testimoniando il Vangelo che è essenzialmente amore per Dio”. Riferendosi al Vangelo domenicale ha indicato l’opzione per il Vangelo, che non si può rimandare: “l’adesione al fuoco dell’amore che Gesù ha portato sulla terra avvolge l’intera nostra esistenza e richiede l’adorazione a Dio e anche una disponibilità a servire il prossimo”. Occorre abbandonare “ogni atteggiamento di pigrizia, di apatia, di indifferenza e di chiusura per accogliere il fuoco dell’amore di Dio”, da diffondere nel mondo per essere “riconosciuti come suoi veri discepoli. Il fuoco dell’amore, acceso da Cristo nel mondo per mezzo dello Spirito Santo, è un fuoco senza limiti, un fuoco universale”. Così sin dall’antichità cristiana “la testimonianza del Vangelo si è propagata come un incendio benefico superando ogni divisione fra individui, categorie sociali, popoli e nazioni”, perché “brucia ogni forma di particolarismo e mantiene la carità aperta a tutti, con la preferenza per i più poveri e gli esclusi”. Perciò, per aderire al fuoco dell’amore di Gesù sono essenziali adorazione a Dio e disponibilità al prossimo. Innanzitutto “adorare Dio, vuol dire anche imparare la preghiera dell’adorazione, che di solito dimentichiamo. Ecco perché invito tutti a scoprire la bellezza della preghiera dell’adorazione e di esercitarla spesso.” Poi occorre la disponibilità a servire il prossimo, come quella di “tante comunità e gruppi di giovani che, anche durante l’estate, si dedicano a questo servizio in favore di ammalati, poveri, persone con disabilità. Per vivere secondo lo spirito del Vangelo occorre che, di fronte ai sempre nuovi bisogni che si profilano nel mondo, ci siano discepoli di Cristo che sappiano rispondere con nuove iniziative di carità. E così, con l’adorazione a Dio e il servizio al prossimo – ambedue insieme, adorare Dio e servire il prossimo – il Vangelo si manifesta davvero come il fuoco che salva, che cambia il mondo a partire dal cambiamento del cuore di ciascuno.” Essere cristiani significa vivere senza compromessi: per questo Gesù parla di divisione: “Egli è venuto a separare col fuoco”, cioè “il bene dal male, il giusto dall’ingiusto. In questo senso è venuto a ‘dividere’, a mettere in ‘crisi’ – ma in modo salutare – la vita dei suoi discepoli, spezzando le facili illusioni di quanti credono di poter coniugare vita cristiana e mondanità, vita cristiana e compromessi di ogni genere, pratiche religiose e atteggiamenti contro il prossimo. (…) Questo è l’atteggiamento che ognuno di noi dovrebbe cercare nella vita: coerenza – pagare il prezzo di essere coerenti col Vangelo.”
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