Cresce in Perù (come riferisce Vatican news) la protesta della popolazione contro il progetto “Tía María”, per la costruzione di una miniera di rame nella provincia di Isly, situata nella regione meridionale di Arequipa, dove scorre il fiume Tambo.
Questo è, però, fonte di vita per chi abita la regione e le operazioni estrattive metterebbero a forte rischio la salute del corso d’acqua. Per questo, da diverso tempo (se ne parlava da una decina di anni) la popolazione locale protesta ed esprime il suo malcontento.
Anche la Chiesa peruviana ha espresso “preoccupazione per il possibile aggravarsi della situazione e condivide la speranza di un opportuno dialogo che possa evitare un nuovo conflitto sociale”. La nota della presidenza dei vescovi, apprezzando le dichiarazioni dei governi regionali e di altri settori sociali che hanno chiesto che il dialogo avvenga prima di “qualsiasi operazione mineraria”, sottolinea che questo “è il mezzo migliore per raggiungere e garantire la pace sociale, con equità, onestà e giustizia”.
“Papa Francesco – citano i vescovi – ha ricordato che il dialogo è uno scambio reciproco di fiducia che desidera il bene di entrambe le parti e vuole rafforzare i legami di fratellanza e amicizia per progredire su vie di giustizia e di pace”. (Discorso ai membri dell’Organizzazione internazionale Italo-latino Americana, 30 giugno 2017). Di qui, l’invito della Cep a tutte le parti in causa affinché stabiliscano “meccanismi di dialogo che permettano di superare qualsiasi differenza o interesse personale per cercare sempre il bene comune, il bene del Perù”.
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