All’udienza generale di mercoledì 19 giugno, il Papa ha riflettuto sulla Pentecoste e proseguendo il suo ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli. Per questo ha esortato a sperimentare una nuova Pentecoste per testimoniare la potenza dell’amore che richiama alla vita tutto ciò che incontra e ricordando che lo Spirito Santo è “l’artista della riconciliazione” che ha il potere di “fraternizzare” ogni contesto, di creare armonia nella diversità. Soffermandosi sulla Pentecoste Francesco ha richiamato la centralità della preghiera, “polmone della vita cristiana” senza la quale “noi non possiamo essere cristiani!”.
Lo Spirito Santo poi si manifesta in un’irruzione che “non tollera il chiuso” e, attraverso la forza di un vento impetuoso, spalanca le porte. Dall’ “incendio” che divampa a Pentecoste nasce la Chiesa, un fuoco d’amore, “che manifesta la forza della Parola del Risorto intrisa di Spirito Santo”. Così la parola degli apostoli diventa una parola nuova, che si può comprendere perché è come se “fosse tradotta simultaneamente in tutte le lingue”. E’ il “linguaggio della verità e dell’amore, che è la lingua universale: anche gli analfabeti possono capirla. Il linguaggio della verità e dell’amore lo capiscono tutti. È una lingua che tutti possono capire. Se tu vai con la verità – la verità al tuo cuore, la verità, la sincerità – e vai con amore, tutti ti capiranno, anche se non puoi parlare, con una carezza, che sia veritiera e amorevole.
Lo Spirito Santo si manifesta come “il direttore d’orchestra” e mediante “una sinfonia di suoni” compone armonicamente le diversità: “è l’artefice della comunione, è l’artista della riconciliazione che sa rimuovere le barriere tra giudei e greci, tra schiavi e liberi, per farne un solo corpo. Egli edifica la comunità dei credenti armonizzando l’unità del corpo e la molteplicità delle membra. Fa crescere la Chiesa aiutandola ad andare al di là dei limiti umani, dei peccati e di qualsiasi scandalo.” Così gli apostoli vivono l’esperienza della “sobria ebbrezza dello Spirito” (come diceva sant’Ambrogio); la Pentecoste (ricordava papa Benedetto XVI) è Gesù che “viene a noi” e ci attira dentro di sé, è lo Spirito ad operare “l’attrazione divina”. Se “solo lo Spirito di Dio (…) ha il potere di umanizzare e fraternizzare ogni contesto, a partire da coloro che lo accolgono, chiediamo al Signore di farci sperimentare una nuova Pentecoste, che dilati i nostri cuori e sintonizzi i nostri sentimenti con quelli di Cristo, così che annunciamo senza vergogna la sua parola trasformante e testimoniamo la potenza dell’amore che richiama alla vita tutto ciò che incontra.”
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