Celebrando l’Eucaristia nella Domenica delle Palme, il 14 aprile, Francesco ha esortato a seguire l’esempio di Gesù per vincere il “trionfalismo” del demonio e arrivare alla salvezza del Regno di Dio. Ha esortato a lasciarsi “coinvolgere” in tale azione “animata dallo Spirito Santo”, per ottenere quanto chiesto nella preghiera: “accompagnare con fede il nostro Salvatore nella sua via” ed “avere sempre presente il grande insegnamento della sua passione come modello di vita e di vittoria contro lo spirito del male”. Il Signore “ci mostra come affrontare i momenti difficili e le tentazioni più insidiose, custodendo nel cuore una pace che non è distacco, non è impassibilità (…), ma è abbandono fiducioso al Padre e alla sua volontà di salvezza, di vita, di misericordia”. Entrando a Gerusalemme, Gesù ci mostra “la via”, quella “dell’umiltà”, rispetto a quella del “trionfalismo” indicata dal demonio, cioè cercare “di avvicinare la meta per mezzo di scorciatoie, di falsi compromessi. (…). Il trionfalismo vive di gesti e di parole che però non sono passati attraverso il crogiolo della croce; si alimenta del confronto con gli altri giudicandoli sempre peggiori, difettosi, falliti… Una forma sottile di trionfalismo è la mondanità spirituale, che è il maggior pericolo, la tentazione più perfida che minaccia la Chiesa. Gesù ha distrutto il trionfalismo con la sua Passione.”
Gesù è “realmente” il Messia, il Re, ma “Egli sa che per giungere al vero trionfo deve fare spazio a Dio; e per fare spazio a Dio c’è un solo modo: la spogliazione, lo svuotamento di sé. Tacere, pregare, umiliarsi. Con la croce, fratelli e sorelle, non si può negoziare, o la si abbraccia o la si rifiuta. E con la sua umiliazione Gesù ha voluto aprire a noi la via della fede e precederci in essa.”
Così il Pontefice ha indicato Maria, la prima a percorrere la via della fede, “dietro di Lui”, cioè “la prima discepola”. Lei, come i Santi, ha “dovuto patire per camminare nella fede e nella volontà di Dio. Di fronte agli avvenimenti duri e dolorosi della vita, rispondere con la fede costa ‘una particolare fatica del cuore’. È la notte della fede. Ma solo da questa notte spunta l’alba della risurrezione”.
La domenica delle Palme è anche la Giornata Mondiale della gioventù vissuta a livello diocesano; per questo ai giovani ha ricordato quei “tanti santi e sante giovani, specialmente quelli ‘della porta accanto’”, che “solo Dio conosce” e che “a volte Lui ama svelarci a sorpresa”. Così li ha inviati a non vergognarsi di manifestare l’entusiasmo per Gesù “di gridare che Lui vive, che è la vostra vita. Ma nello stesso tempo non abbiate paura di seguirlo sulla via della croce. E quando sentirete che vi chiede di rinunciare a voi stessi, di spogliarvi delle vostre sicurezze, di affidarvi completamente al Padre che è nei cieli, allora, cari giovani, rallegratevi ed esultate! Siete sulla strada del Regno di Dio.” Nell’attesa che “il Signore venga e calmi la tempesta”, ha auspicato che “con la nostra silenziosa testimonianza in preghiera” troviamo la “ragione della speranza che è in noi” per vivere “nella santa tensione tra la memoria delle promesse, la realtà dell’accanimento presente nella croce e la speranza della risurrezione”. Ha quindi chiesto loro di “fare proprie” le indicazioni dell’esortazione post sinodale “Christus vivit” a loro dedicata, donando a tutti la corona del Rosario per “pregare per la pace”, in particolare in Terra Santa e Medio Oriente.
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