Nella domenica della S. Famiglia 30 dicembre, all’Angelus, il Papa ha evidenziato che questa è un tesoro, da custodire sempre e difendere. Commentando il brano evangelico di Lc 2,41-52, ha messo in rilievo la “centralità” del Figlio di Dio “nella Santa Famiglia”. Il Pontefice ha messo a fuoco l’angoscia che sperimentarono Maria e Giuseppe, che avevano accolto “quel Figlio, lo custodivano e lo vedevano crescere in età, sapienza e grazia in mezzo a loro”, una presenza che cresceva soprattutto “dentro il loro cuore”. Un’angoscia che “dovrebbe essere anche la nostra (…) quando siamo lontani da Lui, quando siamo lontani da Gesù (…) quando per più di tre giorni ci dimentichiamo di Gesù, senza pregare, senza leggere il Vangelo, senza sentire il bisogno della sua presenza e della sua consolante amicizia. E tante volte passano i giorni senza che io ricordi Gesù. Ma questo è brutto, questo è molto brutto. Dovremmo sentire angoscia quando succedono queste cose.” Come i due S. Sposi “lo cercarono e lo trovarono nel tempio mentre insegnava”, così ogni fedele può “incontrare il divino Maestro” nella “casa di Dio”, accogliendone “il messaggio di salvezza”. Soprattutto “nella celebrazione eucaristica facciamo esperienza viva di Cristo; Egli ci parla, ci offre la sua Parola che illumina il nostro cammino, ci dona il suo Corpo nell’Eucaristia da cui attingiamo vigore per affrontare le difficoltà di ogni giorno”. L’esempio e la protezione “della Santa Famiglia di Nazareth”, in cui non “è mai venuto meno lo stupore, neanche in un momento drammatico come lo smarrimento di Gesù” siano di aiuto a tutte quelle famiglie in cui, “per vari motivi, mancano la pace e l’armonia”. Infatti “stupirsi e meravigliarsi” impedisce agli uomini di “dare tutto per scontato”; significa “aprirsi agli altri, comprendere le ragioni degli altri: questo atteggiamento è importante per sanare i rapporti compromessi tra le persone, ed è indispensabile anche per guarire le ferite aperte nell’ambito familiare.” Se invece pensiamo di aver sempre ragione “chiudiamo la porta agli altri”; per questo è importante mantenere lo stupore, “meravigliarsi di quello che c’è di buono nelle persone”, soprattutto per salvaguardare l’unità della famiglia, vero “tesoro” che va sempre custodito e difeso.
Il 1 gennaio, all’Angelus, nella solennità di Maria S.S. Madre di Dio e Giornata mondiale della pace, ha invitato a non pensare “che la politica sia riservata solo ai governanti: tutti siamo responsabili della vita della ‘città’, del bene comune; e anche la politica è buona nella misura in cui ognuno fa la sua parte al servizio della pace.” Ha poi esortato a mantenere lo “sguardo fisso” su Maria e sul Bambino “che tiene tra le braccia”; così “mostrandoci Gesù, il Salvatore del mondo, lei, la madre, ci benedice. Oggi la Madonna ci benedice tutti, tutti. Benedice il cammino di ogni uomo e ogni donna in questo anno che inizia, e che sarà buono proprio nella misura in cui ciascuno avrà accolto la bontà di Dio che Gesù è venuto a portare nel mondo.” È la benedizione di Dio che “dà sostanza” agli auguri scambiati in questi giorni., richiamando l’antichissima benedizione con cui i sacerdoti israeliti benedicevano il popolo, pronunciando “per tre volte” il nome di Dio, “Signore”, che “rappresenta la realtà stessa che viene invocata, e così, “porre il nome” del Signore su una persona, una famiglia, una comunità significa offrire loro la forza benefica che scaturisce da Lui.”
Nella benedizione c’è il richiamo alla “trascendenza di Dio”, all’infinita “grandezza della sua gloria” che “è tutta Amore” ed “irradia la sua grazia su ogni creatura e, in modo speciale, sugli uomini e le donne, nei quali maggiormente si rispecchia.” Dio si è rivelato “nel volto di un uomo, Gesù, nato da donna” e nella S. Madre di Dio ci mostra il Salvatore del mondo: “Lui è la Benedizione per ogni persona e per l’intera famiglia umana. Lui, Gesù, è sorgente di grazia, di misericordia e di pace.”
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