Alla vigilia della canonizzazione del Beato Paolo VI e del Beato mons. Óscar Arnulfo Romero, in Vaticano si è tenuta sabato 13 ottobre la Conferenza internazionale e il Forum sul giornalismo di pace. La Conferenza internazionale, (come riferisce Vatican news), organizzata dal Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede in collaborazione con il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e con SIGNIS, ha offerto esperienze concrete di come si costruisce e si forma al giornalismo di pace. Lo ha fatto portando le testimonianze di quattro persone impegnate concretamente sul campo, come Johan Galtung, che ha creato Transcend International, è riconosciuto come il fondatore dei moderni studi sulla pace ed è stato mediatore in 150 Paesi. Una conferenza seguita, poi, dal lavoro in diversi gruppi proprio per capire più da vicino quali sono le buone pratiche e le sfide del giornalismo di pace.
Un convegno che ha voluto porsi come un “passaggio di testimone” fra il Messaggio del Papa per le Comunicazioni Sociali 2018, dedicato proprio al tema del giornalismo di pace e delle fake news, e quello del prossimo anno, a “non ridurre (come ha detto nel saluto iniziale Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione) il concetto di comunità ad un surrogato superficiale”, perché “non c’è community se non c’è comunità”,. In un tempo “pericolosamente tentato dalla radicalizzazione, dalla semplificazione” e che costruisce incessantemente capri espiatori per ridurre “tutto o quasi tutto a un dualismo feroce”, occasioni come questa “servono a risvegliare i significati di quello che siamo, di quello che facciamo”. Richiamandosi a Dietrich Bonhoeffer, Ruffini sottolinea come la pace si coniughi meglio con la giustizia che con la sicurezza, “che non è sempre giusta”, e non lo è quando riduce l’altro ad un nemico da cui difendersi.. E la pace, seppure è una cosa difficilissima, è possibile e doverosa. Domani, poi, Paolo VI e mons. Oscar Romero saranno proclamati Santi: riallacciare il filo fra noi e loro è, sottolinea Ruffini, un modo per costruire un giornalismo di pace.
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