Domenica 2 settembre, all’Angelus, il Papa ha evidenziato l’invito del Signore a fuggire ogni formalismo vuoto e a praticare la carità verso i più bisognosi.
Infatti “un uomo, una donna, che vive nella vanità, nell’avarizia, nella superbia e nello stesso tempo crede e si fa vedere come religioso e addirittura arriva a condannare gli altri, è un ipocrita.”
Francesco ha osservato come all’obiezione degli scribi e dei farisei a Cristo, per “colpire l’attendibilità e l’autorevolezza di Gesù come Maestro” reagisca con severità, usando nei confronti dei “maestri della religione” l’aggettivo “ipocrita”, tra i più “forti” usati nel Vangelo: la “posta in gioco” è infatti la verità del rapporto tra l’uomo e Dio, l’autenticità della vita religiosa. “L’ipocrita è un bugiardo, non è autentico. Anche oggi il Signore ci invita a fuggire questo pericolo di dare più importanza alla forma che alla sostanza. Ci chiama a riconoscere, sempre di nuovo, quello che è il vero centro dell’esperienza di fede, cioè l’amore di Dio e l’amore del prossimo, purificandola dall’ipocrisia del legalismo e del ritualismo.”
Ma il richiamo del Pontefice è andato poi ad accogliere l’insegnamento di San Giacomo che “ci dice in sintesi come dev’essere la vera religione”, esortando a “visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze” e a “non lasciarsi contaminare da questo mondo”. Questo “significa praticare la carità verso il prossimo a partire dalle persone più bisognose, più fragili, più ai margini. Sono le persone delle quali Dio si prende cura in modo speciale, e chiede a noi di fare altrettanto.” Bisogna “onorare sempre il Signore col cuore”, testimoniando il nostro amore per Lui “nelle scelte concrete per il bene dei fratelli”. Di qui l’invito a fare “un esame di coscienza per vedere come accogliamo la Parola di Dio. Alla domenica la ascoltiamo nella Messa. Se la ascoltiamo in modo distratto o superficiale, essa non ci servirà molto. Dobbiamo, invece, accogliere la Parola con mente e cuore aperti, come un terreno buono, in modo che sia assimilata e porti frutto nella vita concreta. Gesù dice che la Parola di Dio è come il grano, è un seme che deve crescere nelle opere concrete. Così la Parola stessa ci purifica il cuore e le azioni e il nostro rapporto con Dio e con gli altri viene liberato dall’ipocrisia.”
Il Papa ha poi ricordato la beatificazione avvenuta il 1 settembre a Košice, in Slovacchia di Anna Kolesárová, vergine e martire, “uccisa per aver resistito a chi voleva violare la sua dignità e la sua castità”, come S. Maria Goretti. “Questa ragazza coraggiosa aiuti i giovani cristiani a restare saldi nella fedeltà al Vangelo, anche quando richiede di andare controcorrente e pagare di persona.”
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