Ancora un martire missionario: è il gesuita padre Carlos Riudavets Montes assassinato venerdì 10 agosto in Perù. Il suo cadavere è stato rinvenuto legato e con evidenti segni di violenza, dalla cuoca del Collegio dei gesuiti.
Raccontando che le indagini sono iniziate nel massimo riserbo, don Victor sottolinea nell’intervista di Renato Martinez – anche l’incredulità delle che lo stanno seguendo anche in queste ore:
Tutto ciò ha destato sconcerto, dolore ed incredulità nelle persone che hanno amato tanto il gesuita ucciso (come dice a Vatican news don Victor Hugo Miranda, portavoce della Conferenza episcopale del Perù). Tanti sono andati al Collegio per pregare e per accompagnare il feretro, anche con grande sacrificio e molti lo hanno vegliato nella camera ardente perché è una persona molto amata, apprezzata e rispettata. La zona in cui è stato ucciso il gesuita (dove ha lavorato per 38 anni) è molto complicata, con un alto tasso di povertà.
Padre Riudavets – ricorda l’agenzia Sir – si dedicava soprattutto all’attività educativa tra le famiglie delle comunità indigene. La rete ecclesiale panamazzonica “Repam” precisa che padre Riudavest è arrivato nel 1980 nella zona dell’Alto Marañon: il sacerdote “era molto caro ai cittadini della zona, soprattutto tra le comunità awajún y wampis”. Nella nota della Repam, si legge poi che “la vita di padre Carlos nella missione gesuita ci lascia una consegna, un impegno e una responsabilità. Un servizio di amore condiviso con i popoli nativi, con i quali hanno preso forma progetti per il futuro”.
Gian Paolo Cassano
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