LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Prendendo spunto dal racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci (in Gv.6) domenica 29 luglio, all’Angelus, il Papa ha invitato ad essere “operosi e disponibili” di fronte ad ogni tipo di “grido” che arriva dal mondo e a non sprecare risorse in armamenti ma in programmi di sviluppo. Francesco ha messo in rilievo la disponibilità di quel giovane portato da Andrea, che si fa avanti e mette a disposizione cinque pani e due pesci, un ragazzo coraggioso mosso dalla compassione, la stessa di Gesù. E’ un ragazzo coraggioso: ”anche lui, vedeva la folla; anche vedeva i cinque pani. Dice: ‘Ma io ho questo, se serve sono a disposizione”. Questo ragazzo ci fa pensare un po’ a noi… Quel coraggio: i giovani sono così, hanno coraggio. Dobbiamo aiutarli a portare avanti questo coraggio.
Di fronte alle folle, e nonostante la difficoltà, Gesù è “attento ai bisogni primari delle persone”, della gente che ha fame e Gesù coinvolge i suoi discepoli perché questa fame venga saziata. Questo è il fatto concreto. Alle folle, Gesù non si è limitato a donare questo (ha offerto la sua Parola, la sua consolazione, la sua salvezza, infine la sua vita), ma certamente ha fatto anche questo: ha avuto cura del cibo per il corpo.” Ora, come discepoli di Cristo, davanti al suo operato, “non possiamo far finta di niente”. Infatti, soltanto “ascoltando le più semplici richieste della gente e ponendosi accanto alle loro concrete situazioni esistenziali si potrà essere ascoltati quando si parla di valori superiori”. Siamo strumenti di quell’ “amore di Dio per l’umanità affamata di pane, di libertà, di giustizia, di pace, e soprattutto della sua grazia divina”, che “non viene mai meno”. Facciamo nostro l’invito del Vangelo che “ci invita ad essere disponibili e operosi, come quel ragazzo che se ne accorge di avere cinque pani, e dice: ‘Ma, io dò questo, poi tu vedrai’. Di fronte al grido di fame, ogni sorta di ‘fame’, di tanti fratelli e sorelle in ogni parte del mondo, non possiamo restare spettatori distaccati e tranquilli. L’annuncio di Cristo, pane di vita eterna, richiede un generoso impegno di solidarietà per i poveri, i deboli, gli ultimi, gli indifesi. Questa azione di prossimità e di carità è la migliore verifica della qualità della nostra fede, tanto a livello personale, quanto a livello comunitario.”
Il Papa poi lascia ai fedeli per riflettere, una sorta di “esame di coscienza” che fa insieme a loro: “ognuno di noi pensi: il pasto che avanza a pranzo, a cena, dove va? A casa mia cosa si fa con il pranzo avanzato? Si butta? No. Se tu hai questa abitudine, ti dò un consiglio: parla con i tuoi nonni che hanno vissuto il Dopoguerra, e chiedigli che cosa facevano col pasto avanzato. Non buttare mai il pasto avanzato. Si rifà o si dà a chi possa mangiarlo, a chi ha bisogno. Mai buttare il pasto avanzato. Questo è un consiglio e anche un esame di coscienza: cosa si fa a casa col pasto che avanza.”
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