Sembra che la parola “fine” alla guerra tra Etiopia ed Eritrea sia realtà. E’ quanto si legge nella dichiarazione congiunta diffusa dai due governi il 9 luglio, in seguito alla visita, senza precedenti, ad Asmara del neo primo ministro etiopico Abiy Ahmed. Nel testo (come riferisce l’agenzia sir ed il sito www.dire.it), rilanciato dal ministro dell’Informazione eritreo Yamane Meskel, si parla dell’inizio di “una nuova era di pace e amicizia”. La dichiarazione pone fine a 20 anni di conflitto e di interruzione delle relazioni diplomatiche; infatti Etiopia ed Eritrea sono rimaste formalmente in uno stato di guerra sin dal conflitto frontaliero combattuto tra il 1998 e il 2000. Si esprime così la volontà di “entrambi i Paesi” a lavorare “per promuovere una stretta cooperazione politica, economica, sociale e culturale”.
Nella capitale eritrea la gente è scesa festante in strada, segno evidente di sete di pace e “del desiderio della gente – commenta al Sir don Mussie Zerai, sacerdote eritreo fondatore e presidente dell’ong Habeshia – di mettere fine a questa situazione di tensione, un clima fatto di non guerra e non pace, che ha diviso due popoli tra loro vicini e fratelli”. Lo storico abbraccio del primo ministro etiope, Abiy Ahmed, ad Asmara, con il presidente Isaias Afwerki, segue di alcuni giorni un’analoga missione di una delegazione eritrea ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia. “La visita del primo ministro etiope – dice Zerai – è sicuramente un fatto positivo, ma il lavoro da fare è lungo perché ci sono molte ferite e sofferenze da curare. La gioia vista ieri mi ricorda quella per l’indipendenza, ma la storia ci ha insegnato ad essere prudenti, a verificare i fatti compiuti e a non avere fretta (…) La speranza è che questa nuova stagione inneschi un cambiamento politico interno che restituisca libertà, diritti, e dignità al popolo eritreo. Ma per questo servirà un lungo lavoro di riconciliazione”.
Gian Paolo Cassano
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