LA CATECHESI DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Mercoledì 20 giugno, all’Udienza generale, il Papa ha continuato la catechesi dedicata ai dieci Comandamenti, sottolineando che essi sono parte di una relazione tra Dio e il suo popolo. Nella Bibbia poi i comandamenti vengono chiamati ‘parole’, le dieci Parole. Ora “il comando è una comunicazione che non richiede il dialogo; la parola, invece, è il mezzo essenziale della relazione come dialogo”. Una cosa, però, è ricevere un ordine, altra cosa “è percepire che qualcuno cerca di parlare con noi”. L’immagine di un Dio despota è proprio quella che fin dall’inizio il demonio ha cercato di inculcare nell’uomo, lui “ha fatto credere che una parola d’amore fosse un comando. (…)
La più tragica, fra le varie menzogne che il serpente dice a Eva, è la suggestione di una divinità invidiosa e possessiva. I fatti dimostrano drammaticamente che il serpente ha mentito.”
Così Francesco ha domanda ai presenti quale fosse la loro idea di Dio, quella di un padrone o quella di un Padre, per poi raccomandare: “Dio è Padre: non dimenticatevi mai questo. Mai. Anche nelle situazioni più brutte, pensate che avete un Padre che ci ama tutti”.
Non bisogna dimenticare che “lo Spirito Santo è uno Spirito di figli, è lo Spirito di Gesù. Uno spirito da schiavi non può che accogliere la Legge in modo oppressivo, e può produrre due risultati opposti: o una vita fatta di doveri e di obblighi, oppure una reazione violenta di rifiuto. Tutto il Cristianesimo è il passaggio dalla lettera della Legge allo Spirito che dà la vita. Gesù è la Parola del Padre, non è la condanna del Padre. Gesù è venuto a salvare, con la sua Parola, non a condannarci.”
Ci sono cristiani che ragionano da figli e cristiani che ragionano da schiavi, ma “il mondo non ha bisogno di legalismo, ma di cura. Ha bisogno di cristiani con il cuore di figli. Ha bisogno di cristiani con il cuore di figli: non dimenticatevi questo.”
Gian Paolo Cassano
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