Mercoledì 9 maggio, continuando la catechesi sul Battesimo all’Udienza generale, il Papa ha ricordato che “il fonte battesimale è il luogo in cui si fa Pasqua con Cristo”, in cui “viene sepolto l’uomo vecchio, con le sue passioni ingannevoli, perché rinasca una nuova creatura”.
Francesco ha sottolineato che il Battesimo imprime “un sigillo spirituale indelebile che non viene cancellato da alcun peccato”. Sebbene “il peccato impedisca al Battesimo di portare frutti di salvezza (…) il sigillo del Battesimo non si perde mai! “ E se l’uomo, “per la propria vergogna”, commette peccati anche gravi e “va contro Dio”, anche allora “l’uomo continua ad essere figlio di Dio”, perché “Dio non rinnega mai i suoi figli”. Infatti “la rinascita dell’uomo nuovo esige che sia ridotto in polvere l’uomo corrotto dal peccato”. Così il “Battesimo ci apre la porta a una vita di risurrezione, non a una vita mondana. Una vita secondo Gesù.”
Papa Francesco ha ricordato poi “l’iscrizione che si trova nell’antico Battistero romano del Laterano, in cui si legge, in latino, questa espressione attribuita al Papa Sisto III”: “La Madre Chiesa partorisce verginalmente mediante l’acqua i figli che concepisce per il soffio di Dio. Quanti siete rinati da questo fonte, sperate il regno dei cieli”. Che bello considerare che è “la Chiesa che ci fa nascere, la Chiesa che è grembo, è madre nostra per mezzo del Battesimo”.
Domenica 13 maggio, nella Solennità dell’Ascensione, il Papa al Regina Coeli ha parlato di una festa che orienta il nostro sguardo al cielo e ci ricorda l’inizio della missione della Chiesa. “L’Ascensione ci esorta ad alzare lo sguardo al cielo, per poi rivolgerlo subito alla terra, attuando i compiti che il Signore risorto ci affida” e “ci chiede di avere occhi e cuore” per incontrare Gesù, “per servirlo e per testimoniarlo agli altri”. Bisogna “essere uomini e donne dell’Ascensione, cioè cercatori di Cristo lungo i sentieri del nostro tempo, portando la sua parola di salvezza sino ai confini della terra.” Si tratta di un cammino che, attraverso l’incontro con Gesù, si riempire di segni di speranza: qui “incontriamo Cristo stesso nei fratelli, soprattutto nei più poveri, in quelli che soffrono nella propria carne la dura e mortificante esperienza di vecchie e nuove povertà. Come all’inizio Cristo Risorto inviò i suoi apostoli con la forza dello Spirito Santo, così oggi Egli invia noi, con la stessa forza, per porre segni concreti e visibili di speranza.”
Prima di ascendere al Cielo Gesù affida ai discepoli la missione evangelizzatrice, che è “senza confini” e “supera la forze umane”. Potrebbe sembrare “troppo audace l’incarico che Gesù affida a un piccolo gruppo di uomini semplici e senza grandi capacità intellettuali! Eppure questa sparuta compagnia, irrilevante di fronte alle grandi potenze del mondo, è inviata a portare il messaggio d’amore e di misericordia di Gesù in ogni angolo della terra.”
Il progetto di Dio, sostenuto dalla “forza che Dio stesso concede agli apostoli” e “dallo Spirito Santo”, si snoda attraverso i secoli e prosegue ancora oggi. La missione affidata da Gesù agli apostoli “richiede la collaborazione di tutti noi”, poiché ogni cristiano “in forza del Battesimo che ha ricevuto, è abilitato per parte sua ad annunciare il Vangelo.” Il Battesimo “ci spinge ad essere missionari, ad annunciare il Vangelo”, perché “Gesù ci dà la speranza” ed “ha aperto le porte del cielo”.
Gian Paolo Cassano
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