Mercoledì 2 maggio, all’udienza generale, continuando la catechesi sul Battesimo, il Papa si è soffermato “sui riti centrali, che si svolgono presso il fonte battesimale”. L’acqua, “sulla quale viene invocata la potenza dello Spirito affinché abbia la forza di rigenerare e rinnovare”, è sorgente di vita e la sua assenza “provoca lo spegnersi di ogni fecondità”. L’acqua “può essere anche causa di morte, quando sommerge tra i suoi flutti”, ma “ha la capacità di lavare, pulire, purificare”. Così “la Bibbia descrive gli interventi e le promesse di Dio attraverso il segno dell’acqua”; per questo la “Chiesa invoca l’azione dello Spirito sull’acqua perché coloro che in essa riceveranno il Battesimo, siano sepolti con Cristo nella morte e con lui risorgano alla vita immortale”.
Ora, per accedere al Battesimo, una volta “santificata l’acqua del fonte”, occorre “disporre il cuore (…) con la rinuncia a Satana”, che è colui che divide, mentre “Dio unisce sempre la comunità, la gente in un solo popolo”. Bisogna quindi aderire a Cristo non ponendo condizioni, ma distaccandosi “da certi legami per poterne abbracciare davvero altri”: o si sta “bene con Dio” o si sta “bene con il diavolo”. Così “la rinuncia e l’atto di fede vanno insieme”.
L’atto di fede “suppone un impegno che lo stesso Battesimo aiuterà a mantenere con perseveranza nelle diverse situazioni e prove della vita”, grazie alla presenza dello Spirito Santo che “ci dà la forza per lottare bene”. Quando entriamo in Chiesa e ci segniamo con l’acqua benedetta, dovremmo pensare con “gioia e gratitudine al Battesimo che abbiamo ricevuto”, rinnovando il nostro “Amen”, per “vivere immersi nell’amore della Santissima Trinità”.
Domenica 6 maggio, al Regina Coeli, ha parlato del prossimo, “l’altro da amare, non a parole ma con i fatti”; egli “è colui che incontro sulla mia strada e che, con il suo volto e la sua storia, mi interpella”. Ora l’amore di Cristo è vivere come Lui vuole; è questa la consegna per i suoi discepoli, attuando “stili di vita coerenti per essere la comunità del Risorto”, perché “l’amore di Cristo non è un sentimento superficiale, ma un atteggiamento fondamentale del cuore,” che si realizza nella vita di ogni giorno, “negli atteggiamenti, nelle azioni. Altrimenti è soltanto qualcosa di illusorio”. L’amore è concreto, non è fatto di parole, come ci chiede Gesù: “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Come fare perché questo amore che il Signore risorto ci dona possa essere condiviso dagli altri? “Più volte Gesù ha indicato chi è l’altro da amare, non a parole ma con i fatti. È colui che incontro sulla mia strada e che, con il suo volto e la sua storia, mi interpella; è colui che, con la sua stessa presenza, mi spinge a uscire dai miei interessi e dalle mie sicurezze.” E’ colui “che attende la mia disponibilità ad ascoltare e a fare un pezzo di strada insieme”, a partire da chi “mi è vicino in famiglia, nella comunità, al lavoro, a scuola… In questo modo, se io rimango unito a Gesù, il suo amore può raggiungere l’altro e attirarlo a sé, alla sua amicizia”. Tutto ciò “non può essere riservato a momenti eccezionali, ma deve diventare la costante della nostra esistenza”.
Per questo motivo “siamo chiamati a custodire gli anziani come un tesoro prezioso e con amore, anche se creano problemi economici e disagi. Ecco perché ai malati, anche se nell’ultimo stadio, dobbiamo dare tutta l’assistenza possibile. Ecco perché i nascituri vanno sempre accolti; ecco perché, in definitiva, la vita va sempre tutelata e amata dal concepimento al suo naturale tramonto.”
Amarci come Gesù ci ama non è possibile “se non abbiamo in noi il suo stesso Cuore. L’Eucaristia, alla quale siamo chiamati a partecipare ogni domenica, ha lo scopo di formare in noi il Cuore di Cristo, così che tutta la nostra vita sia guidata dai suoi atteggiamenti generosi”.
Gian Paolo Cassano
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