LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO

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LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Continuando la catechesi sul Battesimo, all’udienza generale di mercoledì 18 aprile il Papa ha ricordato l’importanza della data del proprio Battesimo (“è come se fosse il secondo compleanno”), da celebrare. Si è soffermato innanzitutto sul rito di accoglienza quando viene chiesto il nome, perché indica l’identità personale, in quanto il Battesimo accende “la vocazione personale a vivere da cristiani, che si svilupperà in tutta la vita”. Di conseguenza “implica una risposta personale e non presa a prestito, con un ‘copia e incolla’. La vita cristiana infatti è intessuta di una serie di chiamate e di risposte: Dio continua a pronunciare il nostro nome nel corso degli anni, facendo risuonare in mille modi la sua chiamata a diventare conformi al suo Figlio Gesù. E’ importante dunque il nome!” Ma “la fede non si può comprare” ma si può chiedere e ricevere in dono ed i catecumeni adulti manifestano in prima persona ciò che desiderano mentre i bambini sono presentati dai genitori e i padrini. A suggellare questo, è il segno della croce tracciato sulla fronte, che manifesta chi siamo, come “un marchio pasquale”, che rende visibile esteriormente il modo cristiano di affrontare la vita. Di qui l’appello a farsi il segno della croce “quando ci svegliamo, prima dei pasti, davanti a un pericolo, a difesa contro il male, la sera prima di dormire” perché “significa dire a noi stessi e agli altri a chi apparteniamo, chi vogliamo essere” e ad insegnare ai bambini a farlo bene perché non sempre è così, conservando anche in casa un po’ di acqua benedetta: “così, ogni volta che rientriamo o usciamo, facendo il segno della croce con quell’acqua ci ricordiamo che siamo battezzati.“
Domenica 22 aprile (nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni) il Pontefice ha ordinato 16 nuovi sacerdoti (di cui 11 della diocesi di Roma), provenienti da diverse parti del mondo invitandoli ad essere sempre misericordiosi. Nell’omelia ha ricordato che Gesù è il solo Sommo Sacerdote del Nuovo Testamento, e in Lui tutto il popolo di Dio è costituito popolo sacerdotale: “nondimeno, tra tutti i suoi discepoli, il Signore Gesù vuole sceglierne alcuni in particolare, perché esercitando pubblicamente nella Chiesa in suo nome l’officio sacerdotale a favore di tutti gli uomini, continuassero la sua personale missione di maestro, sacerdote e pastore.” Il Papa, poi rammentando la partecipazione del presbitero alla missione di Cristo, ha raccomandato di dispensare “a tutti quella Parola di Dio, che voi stessi avete ricevuto con gioia. Leggete e meditate assiduamente la Parola del Signore per credere ciò che avete letto, insegnare ciò che avete appreso nella fede, vivere ciò che avete insegnato.” Riferendosi poi al Sacramento della Penitenza ha chiesto: “per favore, non stancatevi di essere misericordiosi. Pensate ai vostri peccati, alle vostre miserie che Gesù perdona. Siate misericordiosi”, esercitando in letizia e carità sincera il loro sacerdozio “unicamente intenti a piacere Dio e non a voi stessi o agli uomini, per altri interessi. Soltanto il servizio a Dio, per il bene del santo popolo fedele di Dio”, avendo “sempre davanti agli occhi l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire e per cercare e salvare ciò che era perduto.” Gesù è il “Pastore buono per eccellenza” (ha ribadito poi al Regina Coeli, insieme a 4 dei novelli sacerdoti) perché ha offerto la sua vita per noi e ci risana dalle “tante forme di infermità spirituale”, come ambizione, pigrizia, orgoglio, mettendo “con fiducia la propria esistenza nelle mani del Risorto”. Bisogna per questo “lasciarci conoscere” da Gesù. Lui sa quali sono i nostri pregi e difetti, i progetti e le speranza deluse “ma ci accetta così come siamo, anche con i nostri peccati, per guarirci, per perdonarli,” guidandoci “con amore, perché possiamo attraversare sentieri anche impervi senza smarrire la via”. Ma anche noi siamo chiamati a conoscere Gesù; perciò bisogna abbandonare “gli atteggiamenti autoreferenziali per incamminarsi su strade nuove”, aperte su vasti orizzonti: se “nelle nostre comunità si raffredda il desiderio di vivere il rapporto con Gesù, di ascoltare la sua voce e di seguirlo fedelmente, è inevitabile che prevalgano altri modi di pensare e di vivere che non sono coerenti col Vangelo.” Di qui, con l’aiuto di Maria, la necessità di “maturare una relazione sempre più forte con Gesù. Aprirci a Gesù, perché entri dentro di noi. Una relazione più forte: Lui è risorto. Così possiamo seguirlo per tutta la vita.”
Gian Paolo Cassano

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