LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Proseguendo sul tema della speranza, particolare sui “nemici” di essa, all’Udienza generale mercoledì 27 settembre il Papa ha ricordato che “la speranza è la spinta nel cuore di chi parte lasciando la casa, la terra, a volte familiari e parenti”, come i migranti, “per cercare una vita migliore, più degna per sé e per i propri cari. Ed è anche la spinta nel cuore di chi accoglie: il desiderio di incontrarsi, di conoscersi, di dialogare. La speranza è la spinta a ‘condividere il viaggio’, perché il viaggio si fa in due: quelli che vengono nella nostra terra e noi che andiamo verso il loro cuore, per capirli, per capire la loro cultura, la loro lingua. E’ un viaggio a due, ma senza speranza quel viaggio non si può fare”. Parole che riscaldano il cuore e che fanno riferimento alla Campagna della Caritas che ha preso il via, per “condividere il viaggio” della vita.
Ora la speranza “non è virtù per gente con lo stomaco pieno”; per questo da sempre “i poveri sono i primi portatori della speranza”, sono “i mendicanti, sono i protagonisti della storia”. Così “per entrare nel mondo” Dio ha avuto bisogno proprio di loro: di Giuseppe e di Maria, dei pastori di Betlemme, “umili” che preparavano “nel nascondimento la rivoluzione della bontà”: poveri di tutto, ma ricchi del bene più prezioso che esiste al mondo, “cioè la voglia di cambiamento”. A volte, “aver avuto tutto dalla vita è una sfortuna”, perché non si desidera “più nulla”; questa è “la peggiore condanna”, chiudendo “la porta ai desideri, ai sogni”. Allora, specie nei giovani, cala “l’autunno” sul cuore e si diventa “giovani d’autunno”.
Il peggior ostacolo alla speranza è un’anima “vuota”, rischio che può capitare a tutti “anche quando si percorre il cammino della vita cristiana”. E’ l’accidia che “erode la vita dall’interno fino a lasciarla come un involucro vuoto” e che bisogna combattere e mai accettare “supinamente”. Bisogna custodire il nostro cuore, “opponendoci alle tentazioni di infelicità, che sicuramente non provengono da Dio”. E se la battaglia contro l’angoscia appare “particolarmente dura”, la via è quella di “ricorrere al nome di Gesù”, invocando il “Figlio di Dio vivo” di aver “pietà” di noi peccatori, con una preghiera di speranza: solo Cristo infatti può “spalancare le porte” e “risolvere il problema”, facendoci guardare “l’orizzonte della speranza”, perché “non siamo soli a combattere contro la disperazione”. Infatti “se Gesù ha vinto il mondo, è capace di vincere in noi tutto ciò che si oppone al bene”. Se Dio è con noi, nessuno ci ruberà quella virtù di cui abbiamo “assolutamente bisogno per vivere”: la speranza.
Gian Paolo Cassano
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