Nessuno ne parla (o quasi)

NESSUNO NE PARLA (O QUASI)
news quasi sconosciute
a cura di Gian Paolo Cassano

Era considerata la Madre Teresa del Pakistan (come riferisce la Radio Vaticana). E’ suor Ruth Pfau, suora di origini tedesche delle “Figlie del cuore di Maria”, morta lo scorso 10 agosto
Si è spenta ad 87 anni lì dove aveva speso tutta la sua esistenza. Giunta a Karachi, fresca di studi di medicina si era fermata alla fine degli anni ’50 per un cavillo burocratico mentre era in viaggio verso l’India, ma dalla città pakistana non ripartì mai più. Qui trovò lì la sua ragione di vita nella lotta contro la lebbra, di cui all’epoca gran parte del mondo nulla sapeva, compresa lei stessa.
“Il primo paziente che mi convinse a cominciare la mia battaglia fu un giovane afghano – ha avuto modo di raccontare negli anni del suo impegno – Gattonava usando mani e piedi nel dispensario dove ci trovavamo e si comportava come fosse normale che un essere umano strisciasse a quel modo, nella melma e nel fango”.
Guidata da una straordinaria determinazione, il suo impegno si tradusse in concrete iniziative per sottrarre migliaia di persone sofferenti e povere al morbo di Hansen; un percorso che fu inarrestabile e che la portò ad attivare centinaia di ospedali in tutto il Paese, con la collaborazione di vari governi provinciali.
Suor Pfau ricevette la cittadinanza pakistana nel 1988 in segno di apprezzamento per i suoi servizi, sforzi che nel 1996 portarono l’Organizzazione mondiale della sanità a dichiarare il Pakistan uno dei primi Paesi dell’Asia ad aver sotto controllo la lebbra.  Per lei i suoi funerali di Stato celebrati il 19 agosto, nella Cattedrale di Saint Patrick e la sepoltura avverrà nel cimitero cristiano di Gora Qabristan.  Suor Pfau “ha dato nuova speranza – ha detto il primo ministro pakistano Abbasi – a innumerevoli persone e ha dimostrato, attraverso il suo illustre duro lavoro, che servire l’umanità non conosce confini. Siamo orgogliosi dei suoi esemplari servizi – ha aggiunto il primo ministro pakistano – e rimarrà nei nostri cuori come un simbolo splendente nei tempi che verranno”.
Gian Paolo Cassano

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