LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Domenica 23 luglio, all’Angelus, il Pontefice ha rivolto un “accorato appello alla moderazione e al dialogo” in Medio Oriente, invitando ad unirsi nella preghiera, “affinché il Signore ispiri a tutti propositi di riconciliazione e di pace”.
Commentando il testo evangelico della parabola della zizzania ha ricordato che “la linea di confine tra il bene e il male passa nel cuore di ogni persona” perché “siamo tutti peccatori”. La parabola del “grano buono” e della “zizzania” illustra “il problema del male nel mondo” e mette in risalto “la pazienza di Dio”. Ora “Gesù ci dice che in questo mondo il bene e il male sono talmente intrecciati, che è impossibile separarli ed estirpare tutto il male. Solo Dio può fare questo, e lo farà nel giudizio finale”. Quindi “con le sue ambiguità e il suo carattere composito”; ma qui “è il campo della libertà, il campo della libertà dei cristiani, in cui si compie il difficile esercizio del discernimento fra il bene e il male”. Francesco ha esortato i fedeli a coniugare decisione e pazienza, due atteggiamenti apparentemente contradditori: da una parte “la decisione di voler essere buon grano” e “con tutte le proprie forze”, prendendo “le distanze dal maligno e dalle sue seduzioni”, dall’altra “la pazienza” che significa preferire una Chiesa “che non teme di sporcarsi le mani lavando i panni dei suoi figli” ad “una Chiesa di ‘puri’, che pretende di giudicare prima del tempo chi sta nel Regno di Dio e chi no”. Occorre perciò riconoscere il peccato “che è in noi”: il Signore “oggi ci aiuta a comprendere che il bene e il male non si possono identificare con territori definiti o determinati gruppi umani: ‘Questi sono i buoni, questi sono i cattivi’”, ma “la linea di confine tra il bene e il male passa nel cuore di ogni persona, passa nel cuore di ognuno di noi, cioè siamo tutti peccatori.” Infatti “guardare sempre e soltanto il male che sta fuori di noi significa non voler riconoscere il peccato che c’è anche in noi”. Gesù ci libera dalla schiavitù del peccato, ci dà la grazia di camminare in una vita nuova; per questo ci ha dato la Confessione perché sempre “abbiamo bisogno di essere perdonati dai nostri peccati”.
Gesù inoltre ci insegna ad imparare “i tempi di Dio”, che “non sono i nostri tempi”, ed assumere il suo “sguardo” perché grazie all’attesa “ciò che era o sembrava zizzania, può diventare un prodotto buono”. Questa “è la realtà della conversione. E’ la prospettiva della speranza!”, Con l’aiuto di Maria potremo “cogliere nella realtà” non soltanto “la sporcizia e il male”, ma pure “il bene e il bello”, confidando “nell’azione di Dio che feconda la storia” e smascherando “l’opera di Satana”.
Gian Paolo Cassano
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